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L’Intelligenza Artificiale Generativa sta rapidamente rimodellando i confini creativi e produttivi dell’industria cinematografica, ma una delle sue evoluzioni più inattese e controverse riguarda l’impiego degli animali attori. Quello che un tempo era un ruolo di nicchia, riservato a cani, gatti e altri animali da set meticolosamente addestrati, sta ora cadendo preda della Computer Grafica e dell’AI, generando profonda ansia tra gli addestratori e i coordinatori di animali professionisti di Hollywood.

Un caso emblematico è stato il film ‘Superman’, uscito a luglio , dove il cane Krypto, un personaggio chiave, ha riscosso un grande successo. La sorpresa risiede nel fatto che Krypto non era un attore a quattro zampe in carne e ossa, ma una creazione interamente generata dall’Intelligenza Artificiale, realizzata a partire dalla scansione digitale del cane del regista James Gunn.

Questa tendenza non è isolata. Come riportato da The Hollywood Reporter, un numero crescente di case di produzione sta scegliendo di generare in post-produzione le performance degli animali, eliminando la necessità di riprendere soggetti reali sul set. Questo approccio ha un impatto diretto su professionisti come i preparatori di animali, i pastori e i coordinatori di animali da set, i cui servizi non sono più richiesti con la stessa frequenza. Storie come quella di Roco, un incrocio tra un San Bernardo e un Boxer con una lunga carriera cinematografica, che da anni riceve a malapena ingaggi pubblicitari, sono diventate la norma.

Karine McElhatton, CEO di Studio Animal Services (un’azienda con un passato illustre nel fornire animali per produzioni come Ghostbusters e CSI: Miami), ha espresso il timore che l’AI possa rappresentare il colpo di grazia per un settore già provato dalle conseguenze della pandemia e dagli scioperi del 2023. La minaccia non è solo teorica: già nel 2020, il cane Buck che recitava al fianco di Harrison Ford in Il richiamo della foresta era un modello CGI basato su un cane vero.

L’adozione dell’AI nel campo degli attori animali è sostenuta anche da ragioni etiche. Organizzazioni per il benessere degli animali come People for the Ethical Treatment of Animals (PETA) hanno a lungo esercitato pressioni per eliminare completamente gli animali dai set cinematografici, argomentando che il loro utilizzo per l’intrattenimento umano è intrinsecamente crudele e sfruttatorio. Per gruppi come PETA, l’AI rappresenta una soluzione positiva, un metodo per “porre fine alla sofferenza degli animali” nell’industria.

Tuttavia, il dibattito si sposta rapidamente sulla qualità emotiva della performance. Alcuni professionisti del settore sostengono che, proprio come accade per gli attori umani generati dall’AI, gli animali virtuali faticano a trasmettere la genuinità e l’emozione istintiva che solo un soggetto reale può offrire. Bonnie Judd, una coordinatrice di animali, ha ricordato un momento toccante dal film Qua la zampa! (2019), quando il cane protagonista, Belle, chiude gli occhi su comando per l’ultima volta: “Tutto lo studio si è commosso,” ha raccontato. “Non si può provare quel genere di emozione con l’AI.”

La crescente capacità dell’Intelligenza Artificiale di generare performance animali realistiche e convincenti sta creando un complesso intreccio di opportunità etiche e sfide professionali. Se da un lato l’AI offre una via d’uscita per il benessere degli animali e per la riduzione dei rischi di produzione, dall’altro minaccia di sradicare una tradizione artigianale e di privare il pubblico della connessione emotiva viscerale che solo la presenza autentica di un animale sul grande schermo può suscitare.

Di Fantasy