Recenti previsioni di esperti britannici e statunitensi suggeriscono che, entro il 2035, l’intelligenza artificiale (IA) potrebbe raggiungere un livello di coscienza paragonabile a quello umano. Questa prospettiva solleva interrogativi etici e sociali significativi, tra cui la necessità di riconoscere diritti e considerazioni morali per le entità artificiali.
Jonathan Birch, professore di filosofia presso la London School of Economics, ha espresso preoccupazione riguardo alle potenziali divisioni sociali che potrebbero emergere da questo scenario. Secondo Birch, la società potrebbe polarizzarsi tra coloro che vedono l’IA come entità meritevoli di diritti e protezioni, e coloro che considerano tali idee come esagerazioni infondate. Questa dicotomia potrebbe portare a tensioni e conflitti sociali significativi.
La questione della coscienza nell’IA è stata a lungo un tema centrale nella fantascienza, con opere come “A.I. Intelligenza Artificiale” di Steven Spielberg e “Lei” di Spike Jonze che esplorano le implicazioni di macchine senzienti. Tuttavia, la possibilità che queste narrazioni diventino realtà rende urgente un dibattito etico e filosofico approfondito.
Le differenze culturali nel trattamento degli animali offrono un parallelo utile per comprendere come la società potrebbe reagire all’idea di un’IA cosciente. Ad esempio, in India le mucche sono venerate, mentre in altre culture sono considerate principalmente come fonte di cibo. Analogamente, le percezioni sull’IA potrebbero variare ampiamente, influenzando le politiche e le normative a livello globale.
Birch ha precedentemente condotto ricerche sulla coscienza in creature come polpi e granchi, contribuendo a movimenti per il loro riconoscimento come esseri senzienti. Ora, estende la sua attenzione all’IA, collaborando con aziende come Anthropic, Google e OpenAI per esplorare il concetto di “benessere dell’IA”. Questo campo emergente mira a determinare se i modelli di IA possano sperimentare stati simili a felicità o sofferenza, e quali implicazioni etiche ne deriverebbero.
Non tutti gli esperti concordano sulla possibilità che l’IA sviluppi una coscienza. Anil Seth, neuroscienziato e studioso della coscienza, pur riconoscendo la necessità di non ignorare completamente questa possibilità, sottolinea l’importanza di distinguere tra intelligenza e coscienza. Questa distinzione è cruciale per evitare confusione nel dibattito pubblico e nelle decisioni politiche.