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Negli ultimi giorni è stato annunciato un passo decisivo che porta l’Intelligenza Artificiale (IA) al centro delle procedure con cui lo Stato affida lavori, forniture e servizi. Non si tratta di una sperimentazione lontana, ma di un’intesa concreta tra istituzioni — il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il Segretariato Generale della Giustizia Amministrativa e l’Istituto ITACA — che mira a rafforzare digitalizzazione, efficienza e trasparenza nelle stazioni appaltanti italiane. L’accordo, valido per due anni, fa parte del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e in particolare dell’investimento M1C1‐1.10.

Immagina uno scenario non troppo distante dallo stato attuale: un’ente pubblico deve bandire un appalto, si confronta con montagne di documenti, normative, pareri legali, giurisprudenza, criteri di valutazione complicati. Spesso chi lavora su queste procedure — i cosiddetti RUP (Responsabili Unici del Procedimento) — si trova a dover interpretare testi normativi complicati, recuperare sentenze passate, cercare criteri applicabili, tutto con strumenti più analogici che digitali. Con il nuovo protocollo, molte di queste fatiche dovranno essere alleviate.

L’obiettivo è che le stazioni appaltanti possano usare la piattaforma OpenDigitApp – E-Contract Hub insieme con DigitApp e uno strumento avanzato chiamato AI4RUP. Questi strumenti non servono solo a rendere accessibili norme e regolamenti: intendono aiutare concretamente nella gestione quotidiana, offrendo ricerca semantica sui testi, analisi evolute sulla giurisprudenza, consultazione digitale dei dati amministrativi.

Con il protocollo sottoscritto, da un lato si prevede che le amministrazioni raccolgano, strutturino e anonimizzino dati da sentenze e pareri amministrativi pubblicati (anche tramite OpenGA, la giurisprudenza amministrativa online). Dall’altra, questi dati saranno interoperabili — potranno essere condivisi tramite la Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND) — e accessibili per strumenti di ricerca avanzata.

Tra le innovazioni, il chatbot AI4RUP è forse la parte più immediata: immagina un assistente digitale che possa rispondere a dubbi pratici che un responsabile appalto si trova davanti: quale norma si applica in un certo caso? Quale parere giurisprudenziale è simile al mio problema? Quali sono stati casi precedenti che assomigliano? Questo tipo di supporto può ridurre errori, ritardi, incertezze interpretative, aiutando chi gestisce gli appalti a muoversi con maggiore sicurezza.

Tuttavia, anche in questa prospettiva innovativa convivono alcune sfide e rischi che non possono essere ignorati, come il tema della qualità e della correttezza dei dati giuridici: le sentenze e i pareri devono essere ben strutturati, aggiornati, completi. Se ci sono errori nel dataset o omissioni, il supporto dell’IA può portare a interpretazioni sbagliate.

Poi c’è la questione della trasparenza e della spiegabilità: quando un algoritmo suggerisce un orientamento, una interpretazione, quali sono le fonti di quel suggerimento? È chiaro come l’IA è arrivata a quella conclusione? Serve che questi strumenti non siano scatole nere incomprensibili, ma che rendano chiaro come funzionano, chi li controlla, come vengono aggiornati.

Non da ultimo il tema della responsabilità legale: se un RUP prende una decisione basata su analisi fornite da AI e questa decisione poi risulta contestabile, chi risponde? È la stazione appaltante, è il fornitore dello strumento? Serve regolamentazione chiara su questi punti, e infatti l’accordo fa riferimento alle linee guida dell’AgID per l’adozione dell’IA nella PA, e al Codice dei contratti pubblici (Decreto Legislativo 36/2023) che già contiene principi come trasparenza, pari trattamento, efficienza.

Se tutto funziona come si auspica, la ricaduta per la Pubblica Amministrazione e per i cittadini potrebbe essere significativa. Pensalo così: bandi pubblici più chiari, meno forzature nel testo, meno ritardi dovuti a interpretazioni diverse, maggiore uniformità nelle risposte amministrative — soprattutto là dove paiono esserci zone grigie normative. Uno strumento come AI4RUP, se ben fatto, può diventare un valido alleato per prevenire contenziosi, ridurre i tempi burocratici, evitare errori che costano tempo e risorse.

Per le imprese, avere regole più chiare, procedure più trasparenti vuol dire potersi muovere sapendo a cosa aspettarsi, con meno rischio di sorprese. E per il sistema tutto, inclusi gli utenti, maggiore fiducia nel fatto che gli appalti vengano gestiti con rigore e senza favoritismi.

È importante capire che questo non è un cambiamento che si attua nel giro di poche settimane. Serve costruire dataset, pulirli, organizzare le informazioni, formare chi utilizzerà questi nuovi strumenti, aggiornare norme, garantire interoperabilità tecnica tra piattaforme diverse, stabilire criteri di valutazione validi, ma anche linee guida chiare su cosa è consentito e cosa non lo è nell’uso dell’IA negli appalti.

Serve una “cultura digitale” diffusa all’interno degli enti appaltanti, una formazione specifica per RUP, personale amministrativo, uffici legali. Serve che tutti — dalle autorità centrali alle stazioni appaltanti locali — abbiano gli stessi strumenti, le stesse competenze, le stesse garanzie.

L’accordo siglato oggi tra Ministero delle Infrastrutture e altri enti rappresenta una tappa importante: l’IA entra non come idea lontana, ma come strumento concreto a favore della trasparenza, dell’efficienza e della certezza nei contratti pubblici. Non è una rivoluzione spettacolare, ma piuttosto un’evoluzione sostanziale: cambiare il modo in cui si pensa e si gestisce la procedura degli appalti, alleggerendo l’incerto, il ripetitivo, l’incoerente con l’aiuto delle tecnologie.

Resta però che il successo dipenderà da come questi strumenti verranno realizzati — se saranno trasparenti, se le banche dati saranno curate, se le piattaforme saranno accessibili — e che si evitino rischi come interpretazioni sbagliate, disuguaglianze tecniche, gap tra enti che potranno usarli bene e altri meno attrezzati.

Di Fantasy