Cosa rimane dell’industria ITeS (Information Technology enabled Services) o IT in un’era in cui l’intelligenza artificiale sembra svolgere ruoli sempre più autonomi? L’industria ITeS, da sempre considerata in molti casi un’attività di arbitraggio del costo del lavoro — dove operazioni ripetitive e standardizzate venivano affidate a team offshore per ridurre spese — oggi si trova in una crisi di paradigma. L’avvento di modelli e strumenti di IA capaci di svolgere compiti automatici, come la classificazione di documenti, la risposta a domande routine o l’analisi dati, ha ridotto la domanda di manodopera “semplice”. Eppure, in quest’osservazione dura e pragmatica emerge una sfumatura: non è che l’ITeS viene spazzata via, ma piuttosto che il suo contributo “di massa” è sotto pressione.
La vera trasformazione è culturale ed economica: l’ITeS sta rompendo l’etichetta di “lavoro a basso valore”, arricchendosi di capacità che un tempo erano prerogativa esclusiva di professionisti specializzati. L’elemento chiave diventa la capacità di orchestrare processi intelligenti — integrare flussi di dati, orchestrare automazioni, fornire insight — piuttosto che svolgere compiti ripetitivi. In questa luce, l’IA non cancella il settore: lo costringe a evolversi.
Così, quelle attività che un tempo occupavano migliaia di risorse — input/output standard, trascrizioni, data entry — diventano terreno fertile per l’automazione. Ma le fasi che restano più resistenti al cambiamento sono le funzioni che richiedono comprensione contestuale, intuizione, negoziazione aziendale, gestione delle eccezioni. Ed è lì che l’ITeS rinasce: come ponte fra comportamento umano e automazione, come “gestore di agenti ibridi” in cui AI e operatori umani cooperano.
C’è anche la diffusa illusione che l’IA stia generando posti di lavoro con la stessa intensità della rivoluzione dei dati. In realtà, la dinamica è diversa: non si tratta semplicemente di “creare nuovi ruoli”, ma di riallocare competenze. Alcuni ruoli — soprattutto quelli junior o puramente operativi — sono minacciati, mentre emergono nuovi bisogni: ingegneri del prompt, curatori di dati, supervisori di agenti intelligenti, integratori di sistemi AI con processi aziendali. Queste figure sono meno “manovalanza” e più “architetti di sistemi intelligenti”.
Il punto centrale è che la questione non è se l’IA “uccida” l’ITeS, ma come l’ITeS risorgerà cambiata. E in questo processo, il “valore competitivo” non verrà più da chi ha il costo del lavoro più basso, ma da chi può combinare automazione, adattabilità e capacità di orchestrare sistemi intelligenti integrati ai contesti specifici.