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In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale è al centro dell’innovazione tecnologica, la storia di Builder.ai emerge come un monito sulle illusioni digitali e sulle promesse non mantenute. Questa startup britannica, sostenuta da colossi come Microsoft e dal fondo sovrano del Qatar, aveva dichiarato di poter costruire software attraverso l’uso di intelligenza artificiale, permettendo anche a chi non aveva competenze tecniche di creare applicazioni in modo semplice e veloce.

Tuttavia, dietro questa facciata tecnologica si celava una realtà ben diversa. Invece di utilizzare algoritmi avanzati, Builder.ai impiegava sviluppatori indiani che scrivevano manualmente il codice, riga dopo riga, come si faceva negli anni ’90. Questa operazione, che avrebbe dovuto essere automatizzata, era in realtà un lavoro manuale mascherato da intelligenza artificiale.

I numeri dichiarati dall’azienda erano altrettanto fuorvianti. Nel 2024, invece dei 220 milioni di dollari di ricavi annunciati, ne aveva generati solo 55 milioni, con una perdita di oltre il 75% rispetto alle previsioni. Questa discrepanza tra i dati ufficiali e la realtà ha sollevato seri dubbi sulla trasparenza e sull’affidabilità dell’azienda.

Il fondatore Sachin Dev Duggal, il cui profilo da visionario tecnologico aveva attirato l’attenzione degli investitori, si è dimesso dalla carica di CEO, ma è rimasto nel consiglio d’amministrazione. La sua posizione ambigua ha alimentato ulteriori interrogativi sulla gestione dell’azienda. Recentemente, Builder.ai ha dichiarato insolvenza dopo che il principale creditore, Viola Credit, ha bloccato 37 milioni di dollari dai conti aziendali, lasciando l’azienda con meno di cinque milioni in cassa.

Questa vicenda evidenzia come, in un settore in rapida evoluzione come quello dell’intelligenza artificiale, sia fondamentale per gli investitori e per i consumatori mantenere un atteggiamento critico e informato. Le promesse di innovazione devono essere supportate da dati concreti e da una gestione trasparente, per evitare che illusioni digitali si trasformino in delusioni economiche.

Di Fantasy