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L’impiego massiccio dell’Intelligenza Artificiale (IA) non è confinato alle sole frontiere dell’innovazione commerciale o della ricerca scientifica in Cina; la sua applicazione più pervasiva e discussa si sta concretizzando nel rafforzamento delle infrastrutture di sorveglianza di massa dello Stato. Attraverso una stretta e proficua collaborazione tra le autorità governative, in primis il Ministero della Pubblica Sicurezza, e un florido settore tecnologico privato, il Paese asiatico sta costruendo un sistema di controllo della popolazione sempre più esteso, automatizzato e capace di analisi predittive del comportamento individuale.

L’orientamento del Governo è emerso chiaramente in recenti conferenze dedicate all’applicazione dell’IA alla sicurezza pubblica, che hanno visto la partecipazione di ufficiali di polizia da tutto il Paese. Durante questi eventi, il dibattito si è concentrato su come la tecnologia possa sostituire o amplificare il lavoro umano nel monitoraggio. Sono state presentate soluzioni all’avanguardia che vanno dal riconoscimento vocale sofisticato, capace di interpretare oltre duecento dialetti e lingue minoritarie (utilizzato in aree sensibili abitate da minoranze etniche, suscitando preoccupazioni da parte delle organizzazioni per i diritti umani), a robot addestrati per rilevare simboli di protesta o comportamenti anomali, riducendo così la necessità di pattugliamenti fisici.

Il vero salto di qualità, tuttavia, risiede nell’uso dei Big Data. L’IA viene impiegata per analizzare in modo granulare la vita dei cittadini, incrociando dati provenienti da fonti apparentemente innocue: registri sanitari, acquisti online, interazioni sui social network, dati generati da dispositivi domestici e persino le interazioni all’interno dei quartieri. L’obiettivo finale è quello di tracciare lo stile di vita, le relazioni sociali e persino tentare di predire lo stato mentale di un individuo, costruendo un profilo digitale onnicomprensivo che consente una sorveglianza non solo reattiva ma soprattutto predittiva.

La rapidità con cui le aziende cinesi stanno sviluppando queste tecnologie è in gran parte dovuta al loro accesso privilegiato a enormi quantità di dati. La stretta cooperazione con le autorità, che fornisce dataset unici come quelli derivanti dai rapporti di polizia o dalle telecamere di sorveglianza, permette alle società di addestrare i loro modelli di IA in modo estremamente efficace. Questa sinergia tra settore pubblico e privato è un fattore di crescita determinante, come dimostrato dal fatto che le aziende di riconoscimento facciale con contratti governativi sviluppano significativamente più prodotti commerciali rispetto ai loro competitor privi di tale accesso.

Questa espansione del controllo tecnologico in Cina è un motivo di forte preoccupazione a Washington e a livello internazionale. Gli Stati Uniti hanno imposto restrizioni all’export di chip e semiconduttori verso la Cina, citando l’uso di strumenti informatici per scopi repressivi e per limitare i diritti umani. Nonostante queste sanzioni, aziende chiave nel settore della sorveglianza, come Huawei e Hikvision (entrambe presenti alle conferenze di Pechino), hanno assicurato di voler superare le difficoltà sostituendo i componenti esteri con alternative sviluppate a livello nazionale, ribadendo la determinazione del Paese a raggiungere l’autosufficienza tecnologica in questo campo.

La Cina dispone già di un sistema di controllo capillare con milioni di telecamere e l’obbligo di identificazione per molte attività quotidiane. Con la recente iniziativa governativa “AI+”, che mira a estendere l’uso dell’Intelligenza Artificiale in ogni ambito della vita civile – dall’istruzione alla sanità – l’infrastruttura di sorveglianza è destinata a consolidarsi ulteriormente.

Tuttavia, alcuni analisti suggeriscono che l’efficacia di questa sorveglianza non dipenda unicamente dalla perfezione tecnica degli algoritmi. La mera consapevolezza da parte dei cittadini di poter essere costantemente osservati e analizzati dall’Intelligenza Artificiale spinge a una forma di autocensura e di modifica spontanea del comportamento. In quest’ottica, la tecnologia non deve essere impeccabile per esercitare un controllo sociale esteso e profondo, trasformando l’IA da strumento di efficienza a pilastro fondamentale di un modello di governance basato sulla sorveglianza onnipresente.

Di Fantasy