Negli ultimi tempi, molte aziende hanno manifestato l’interesse ad addestrare i loro modelli GPT utilizzando dati aziendali. Questo desiderio ha portato a una carenza di unità di elaborazione grafica (GPU) sul mercato.
Secondo Liu Qingfeng, il fondatore di HKUST Xunfei, sembra che Huawei abbia sviluppato una GPU analoga in grado di competere con la rinomata GPU NVIDIA A100. NVIDIA è leader nel settore delle GPU, ma la sua produzione annuale di soli 1,5-2 milioni di unità non riesce a soddisfare la crescente richiesta. Pare che, nonostante gli sforzi di aumentare la produzione, le GPU NVIDIA saranno esaurite entro il 2024.
La situazione apre spazio all’intervento di aziende come Huawei o altre nel panorama cinese dell’hardware per l’intelligenza artificiale. Anche se i dettagli specifici riguardo alla GPU di Huawei non sono stati resi pubblici, l’azienda ha dimostrato abilità nell’efficace utilizzo di modelli di linguaggio generativo come GPT-4. Fonti dei media cinesi indicano che Huawei, introduttore del proprio modello LLM chiamato Pangu come concorrente dei modelli GPT, ha l’obiettivo di assistere i clienti nella costruzione e nell’addestramento di modelli AI, sfruttando i suoi processori AI Ascend proprietari e il framework AI MindSpore, che è alla base della tecnologia dietro Pangu.
Analogamente a quanto accade nella Silicon Valley, anche in Cina si sta manifestando una crisi nell’approvvigionamento di hardware. Il Paese teme che questa situazione possa peggiorare a causa di ulteriori sanzioni statunitensi. In effetti, sembra che l’amministrazione Biden stia prendendo in considerazione nuovi controlli sulle esportazioni che potrebbero impedire a NVIDIA di vendere i propri chip direttamente in Cina. Questa prospettiva sta spingendo la Cina verso l’obiettivo di diventare autosufficiente nella produzione di semiconduttori e hardware per l’intelligenza artificiale.
In risposta a queste sfide, molte aziende cinesi vedono queste circostanze come un’opportunità. Sin dall’inizio della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, sono sorti numerosi startup nel settore dell’hardware per l’intelligenza artificiale. Alcune di esse, in particolare, si sono dimostrate abili nella creazione di hardware AI. Nel corso dell’ultimo anno, ad esempio, Vastai Technologies, con sede a Shanghai, ha lanciato una GPU da 7 nm per applicazioni AI cloud, sottolineando le sue prestazioni di rendering grafico all’avanguardia e l’alta capacità di codifica.
Un’altra startup cinese, Moore Thread, fondata nel 2020, ha inizialmente concentrato i suoi sforzi sulla produzione di GPU per il settore dei videogiochi, ma ora sta dirigendo le proprie risorse verso lo sviluppo di GPU per i data center. Nota interessante è che questa startup è stata fondata da Zhang Jianzhong, ex vicepresidente globale e direttore generale cinese di NVIDIA, con finanziamenti da parte di Shenzhen Capital Group, Sequoia Capital China, ByteDance e Tencent. Inoltre, aziende come ILuvatar CoreX e Biren Tech stanno collaborando attivamente con fornitori di servizi cloud locali, come Baidu, per implementare i loro servizi di modelli di linguaggio generativo.
Sebbene diverse aziende in tutto il mondo stiano cercando di rompere il quasi monopolio di NVIDIA nel settore delle GPU, la Cina potrebbe emergere come un concorrente valido. Nel corso degli ultimi vent’anni, la Cina si è fatta conoscere per la produzione di alternative più economiche a dispositivi elettronici. Questa cultura, basata su una mentalità di “imitazione”, è radicata grazie a fattori quali la manodopera abbondante e qualificata, una solida base manifatturiera e una minore considerazione per la proprietà intellettuale. Sebbene la produzione di hardware per l’intelligenza artificiale rappresenti una sfida diversa, la Cina ha già le basi per competere, grazie alla sua capacità di proporre soluzioni più economiche. Questo potrebbe permetterle di risolvere la carenza di GPU.
Mentre l’obiettivo principale della Cina è attualmente rivolto a soddisfare la domanda interna, non è da escludere che il paese possa espandere la sua offerta di intelligenza artificiale a livello internazionale. La Cina è coinvolta in una competizione serrata con gli Stati Uniti per la leadership nel campo dell’intelligenza artificiale. Questa competizione non si limita all’hardware AI; infatti, ci sono segnali che Huawei stia sviluppando un modello di linguaggio generativo in grado di competere con GPT-4, attualmente uno dei vertici tecnologici nel settore. Inoltre, aziende cinesi di rilievo come Baidu e Alibaba hanno già introdotto i loro modelli di linguaggio generativo, dimostrando gli sforzi globali del paese nel campo dell’intelligenza artificiale.
Tuttavia, a causa del suo sistema di governo autocratico, la Cina deve spesso affrontare critiche da parte di altre nazioni. Le sue strategie economiche, inclusi i sussidi statali, le violazioni della proprietà intellettuale e le pratiche commerciali considerate sleali, destano preoccupazioni a livello internazionale. In un contesto simile, l’India ha già adottato misure per vietare numerose applicazioni mobili cinesi a causa di potenziali minacce per la sicurezza nazionale.
Negli Stati Uniti, l’azione di bandire Huawei ha sollevato preoccupazioni riguardo all’utilizzo delle sue apparecchiature di telecomunicazione per finalità di spionaggio da parte del governo cinese. Il governo degli Stati Uniti ha già adottato diverse misure per limitare l’attività di Huawei nel paese. Pertanto, affinché le soluzioni di intelligenza artificiale cinesi possano essere accettate a livello globale, la Cina deve affrontare e risolvere la sua dubbia reputazione.