Il disegno di legge (ddl) sull’intelligenza artificiale, concepito per regolamentare l’uso e lo sviluppo dell’AI in Italia, ha subito un rallentamento significativo nel suo iter parlamentare. Attualmente, i 25 articoli che compongono il ddl sono bloccati in Senato, dove non sono stati ancora discussi neanche gli emendamenti proposti. Questo stallo è attribuibile a diversi fattori, tra cui la mancanza di risorse adeguate, le osservazioni della Commissione Europea e un braccio di ferro interno al governo.

Il ddl sull’intelligenza artificiale è stato introdotto con l’intento di stabilire un quadro normativo chiaro per l’uso dell’AI in Italia, affrontando temi cruciali come la protezione dei dati personali, la sicurezza, l’etica e l’innovazione tecnologica. L’obiettivo era quello di posizionare l’Italia come leader nella regolamentazione dell’AI, garantendo al contempo la tutela dei diritti dei cittadini e promuovendo l’innovazione.

Nonostante le buone intenzioni, il ddl ha incontrato ostacoli significativi. Uno dei principali è la carenza di risorse finanziarie necessarie per implementare le misure previste dalla legge. Senza adeguati stanziamenti, molte delle disposizioni rischiano di rimanere sulla carta.

Inoltre, la Commissione Europea ha sollevato alcune osservazioni riguardo a specifici articoli del ddl, in particolare quelli relativi al diritto d’autore e all’uso dei deepfake. Queste osservazioni potrebbero comportare la necessità di rivedere alcune disposizioni per allinearle al regolamento comunitario sull’intelligenza artificiale (AI Act).

Un ulteriore ostacolo è rappresentato dalla mancanza di un’autorità nazionale dedicata all’implementazione dell’AI, come previsto dal regolamento europeo. Le attuali agenzie governative, come l’AgID e l’Acn, non dispongono dei poteri necessari per svolgere efficacemente questo ruolo, creando incertezze sulla governance dell’AI nel Paese.

Di Fantasy