L’idea sembra un gioco spinto fin troppo oltre, ma è proprio questo l’elemento più sorprendente: potrebbe essere tutto — o quasi — vero. Elon Musk ha annunciato qualcosa di audace e al tempo stesso ironico: l’intenzione di fondare una software company chiamata Macrohard, gestita esclusivamente da sistemi AI. Le parole usate da Musk su X (ex‑Twitter) sono esplicite: un nome scherzoso, ma un progetto “very real”.

Secondo Gunwon Park di AI Times, l’idea è maturata tra il divertimento e una visione futuristica: Musk crede che, in linea di principio, una società che non produce hardware — come Microsoft — possa essere interamente simulata da un insieme di agenti AI. Un concetto che poggia sulla crescente sofisticazione del coding automatizzato, delle generative AI e degli agenti autonomi.

Il nome “Macrohard” è chiaramente un gioco ironico su “Microsoft”; tuttavia la risata si mescola a decisione: lo stesso Musk ha chiarito che non si tratta di uno scherzo fine a sé stesso. Infatti, i registri della USPTO mostrano che xAI ha depositato il trademark per “Macrohard” il 1° agosto, con una lunga lista di potenziali applicazioni AI: strumenti per generare testo, per codificare videogiochi, chatbot conversazionali e servizi correlati.

Già a luglio, Musk aveva parlato dell’idea di una “multi‑agent AI software company”, dove Grok, l’LLM proprietario di xAI, orchestrerebbe centinaia di agenti specializzati in coding, generazione di immagini e video, test, e interazione diretta con interfacce software in ambienti virtualizzati.

Da un lato, c’è una visione ambiziosa: abbattere i costi di sviluppo del software, accelerare time-to-market, ridurre gli errori umani. Macrohard dovrebbe poggiare su una combinazione tra modelli AI (come Grok), la potenza di calcolo del supercomputer Colossus 2 a Memphis e i dati ricavati da Tesla, Neuralink e dalle altre società di Elon Musk.

Dall’altro lato emergono naturalmente molte incognite: quanto può essere creativo e affidabile un software creato esclusivamente da IA? Le relazioni consolidate di Microsoft con le grandi aziende, la sua reputazione e infrastruttura non si costruiscono con un algoritmo, per quanto sofisticato. Inoltre c’è la questione dei costi infrastrutturali e delle normative emergenti che regolano l’AI, soprattutto in ambiti sensibili come finanza o sanità.

La risonanza sui media è stata immediata. Il progetto è stato trattato da testate come The Verge, Interesting Engineering, NDTV, Gizmodo e altre, sottolineando l’umorismo del nome, ma anche la portata potenziale — o l’irriverenza — di questa sfida nei confronti delle software house tradizionali.

Un esempio su NDTV spiega come l’idea si inserisca nella galassia Musk, tra supercomputer, superpoteri digitali e competitività spietata con Microsoft. Interessante Engineering invece evidenzia come, alla base della proposta, ci sia la visione di automatizzare completamente un’azienda software usando agenti AI.

L’operazione Macrohard non sembra un semplice annuncio: le azioni concreti—marchio registrato, infrastruttura hardware alle spalle, modelli AI pronti—alludono a un progetto che Musk considera valido e non solo provocatorio. Eppure, la distanza tra un esperimento e una software company che resista sul mercato è enorme.

Di Fantasy