Non è insolito che gli studi presentino affermazioni audaci riguardo all’impatto ambientale dell’intelligenza artificiale. Recentemente, uno studio condotto dal MIT, dall’Università della California e da altre istituzioni ha attirato l’attenzione con un titolo provocatorio: “Le emissioni di carbonio della scrittura e dell’illustrazione sono inferiori per l’intelligenza artificiale rispetto agli esseri umani”. Sebbene a prima vista i risultati sembrino impressionanti, un’analisi più approfondita rivela alcune criticità che mettono in dubbio la credibilità dello studio.
Lo studio confronta le emissioni di carbonio dei sistemi di intelligenza artificiale, come ChatGPT, BLOOM, DALL-E2 e Midjourney, con quelle dei redattori e degli artisti umani. La conclusione principale è che l’intelligenza artificiale emette notevolmente meno anidride carbonica equivalente (CO2e) durante l’esecuzione di compiti come la scrittura e l’illustrazione. Ad esempio, ChatGPT emette solo 2,2 grammi di CO2 per query, mentre un redattore umano negli Stati Uniti è responsabile di circa 1400 grammi di CO2e per pagina. Tuttavia, è importante mantenere un approccio critico.
Yann LeCun, il capo di Meta AI, ha condiviso lo studio su X, scatenando una discussione in cui molte persone hanno sollevato problemi legati al documento e alle numerose questioni trascurate.
Innanzitutto, lo studio trascura di considerare il processo ad alta intensità energetica necessario per l’addestramento dei modelli di intelligenza artificiale. I modelli come ChatGPT e DALL-E2 richiedono enormi quantità di potenza computazionale ed elettricità durante le fasi di addestramento. Le emissioni di carbonio associate a queste fasi sono significative e spesso vengono ignorate in queste analisi. È essenziale considerare l’intero ciclo di vita dei sistemi di intelligenza artificiale, dall’addestramento all’uso operativo, quando si valuta l’impatto ambientale.
Inoltre, la metodologia dello studio presenta delle lacune. Si presume che le emissioni di una persona durante la scrittura siano equivalenti alla sua impronta di carbonio annuale totale, equiparando un’ora di scrittura a un’ora di respirazione. Questa supposizione manca di fondamento scientifico e non tiene conto del fatto che gli esseri umani continuano a respirare anche quando non stanno scrivendo attivamente.
Un utente su HackerNews ha fatto notare che è simile a attribuire le emissioni di carbonio di una persona che va in bicicletta solo al ciclismo, ignorando le emissioni associate alla sua esistenza quotidiana. In altre parole, gli esseri umani respirano sia che scrivano o meno, mentre i sistemi di intelligenza artificiale possono essere spenti quando non sono in uso, riducendo effettivamente le emissioni legate alle loro attività. Questo confronto distorto non tiene conto accuratamente delle emissioni umane complessive e dell’intelligenza artificiale.
Inoltre, lo studio trascura l’aspetto cruciale dei dati nell’ecosistema dell’IA. I sistemi di intelligenza artificiale dipendono da grandi dataset di testo e immagini per generare contenuti. La raccolta, l’etichettatura e la preparazione di questi dataset richiedono notevoli risorse ed energia, che dovrebbero essere considerate nella valutazione dell’impatto ambientale.
Infine, il documento non tiene conto degli sforzi in corso per migliorare e aggiornare costantemente i modelli di intelligenza artificiale. Questi aggiornamenti richiedono risorse computazionali ed emettono emissioni di carbonio. Concentrandosi su una singola pagina di testo o un’illustrazione, lo studio non considera appieno i costi operativi continuativi dei sistemi di intelligenza artificiale, creando un quadro incompleto.
In conclusione, i modelli di intelligenza artificiale si basano sul lavoro creativo umano, il che rende fuorviante il confronto diretto tra le emissioni di intelligenza artificiale e quelle umane senza riconoscere questo contributo significativo. Sebbene gli studi come questo possano suggerire inizialmente che l’IA sia un’alternativa più ecologica alla creatività umana, una visione più critica rivela difetti nella metodologia e un quadro parziale. Tuttavia, è importante notare che anche i ricercatori nel campo dell’IA stanno affrontando attivamente l’impatto ambientale e stanno cercando soluzioni, come investire nell’energia nucleare, per mitigare questi problemi.