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Nel corso del 2025, le aziende di tutto il mondo stanno vivendo una trasformazione profonda nel modo in cui investono nelle tecnologie digitali. Un recente studio di Amazon Web Services (AWS), l’AWS Generative AI Adoption Index, ha evidenziato un cambio di paradigma: per la prima volta, la spesa allocata all’intelligenza artificiale generativa ha superato quella destinata alla sicurezza informatica. Questo dato, sorprendente ma emblematico, riflette la crescente fiducia nelle potenzialità dell’AI generativa nel rivoluzionare i modelli di business, ottimizzare i processi e aprire nuove opportunità di innovazione.

L’indagine ha coinvolto 3.739 decisori IT senior di nove Paesi, tra cui Stati Uniti, Brasile, Canada, Francia, Germania, India, Giappone, Corea del Sud e Regno Unito. Ne emerge che il 45% delle organizzazioni intende aumentare significativamente la quota di budget dedicata all’AI generativa, mentre solo il 30% prevedeva di incrementare la spesa in cybersecurity, segno che la priorità strategica si sposta verso lo sviluppo di nuove soluzioni piuttosto che la semplice protezione dei sistemi esistenti.

Dal punto di vista dell’adozione, il 90% delle imprese ha già integrato in qualche forma tecnologie di intelligenza artificiale nei propri processi. Tuttavia, il percorso “dalla sperimentazione alla produzione” rimane irto di ostacoli: solo il 44% è riuscito a superare la fase pilota, avviando deployment su larga scala. E benché l’entusiasmo sia palpabile, le stime indicano che soltanto il 45% degli esperimenti AI condotti nel 2024 produrrà risultati concreti entro la fine del 2025. Ci troviamo, dunque, di fronte a una sfida di implementazione: trasformare i progetti promettenti in soluzioni operative e redditizie.

Tra i principali freni all’adozione diffusa spicca la carenza di competenze: il 55% dei decision-maker ha indicato la mancanza di personale qualificato come ostacolo chiave. La risposta delle organizzazioni non si è fatta attendere: il 92% prevede di assumere nuovi professionisti specializzati in AI generativa nel corso del 2025, e il 75% lancerà programmi di formazione interna per colmare il gap di skill. In questo contesto, emergono figure dirigenziali dedicate: il 60% delle aziende ha già istituito la posizione di Chief AI Officer (CAIO) o un ruolo equivalente, e un altro 26% intende farlo entro il 2026. Un segnale chiaro che l’AI non è più una voce di costo accessoria, ma un asset strategico centrale.

Sul fronte della realizzazione tecnica, le imprese adottano un approccio ibrido: solo il 25% programmerà soluzioni AI ex novo, mentre la maggioranza sfrutterà e personalizzerà modelli preesistenti (58%) o ne rinforzerà le capacità tramite fine-tuning (55%). Questa scelta pragmatica consente di accelerare il time-to-market e ridurre investimenti in ricerca e sviluppo, pur mantenendo margini di personalizzazione funzionale.

L’adozione dell’AI, però, non è omogenea a livello geografico: l’India guida la classifica con il 64% delle organizzazioni che hanno già destinato budget all’AI generativa, seguita dalla Corea del Sud (54%). I mercati occidentali, invece, mostrano tassi di adozione inferiori, facendo emergere un divario tra Paesi emergenti – spesso più agili nell’abbracciare le tecnologie disruptive – e realtà consolidate, più caute ma potenzialmente più lente nell’adeguarsi.

Infine, la collaborazione esterna si profila come leva cruciale per concretizzare i progetti AI: il 65% delle aziende prevede partnership con fornitori specializzati nel 2025; di queste, il 15% si affiderà esclusivamente a terzi, mentre il 50% opterà per un modello misto, combinando risorse interne ed esterne. Un mix che bilancia competenze specialistiche e conoscenza del business, volto a massimizzare l’efficacia delle soluzioni implementate.

Di Fantasy