Il modo in cui interagiamo con l’intelligenza artificiale sta per cambiare radicalmente, passando dalle semplici conversazioni testuali a esperienze visive dinamiche e personalizzate. Google ha recentemente compiuto un passo decisivo in questa direzione rilasciando A2UI (Agent to User Interface), un protocollo open source che permette all’intelligenza artificiale generativa di non limitarsi a rispondere a parole, ma di costruire e fornire direttamente un’interfaccia utente adatta al contesto. Questa tecnologia consente agli agenti digitali di modellare “al volo” pulsanti, moduli e menu, semplificando operazioni complesse come le prenotazioni o l’inserimento di dati, che fino a ieri richiedevano lunghi scambi di messaggi.
La vera innovazione di A2UI risiede nel modo in cui l’interfaccia viene consegnata. Invece di inviare codice eseguibile come HTML o JavaScript, che potrebbe comportare rischi per la sicurezza o problemi di compatibilità, l’agente comunica attraverso un formato JSON dichiarativo. In pratica, l’intelligenza artificiale descrive gli elementi di cui ha bisogno — ad esempio un selettore di date o un campo di testo — e l’applicazione che riceve queste informazioni si occupa di visualizzarli utilizzando il proprio stile grafico nativo. Questo approccio garantisce che, se un utente sta usando un’app su iPhone, l’interfaccia generata dall’IA avrà l’aspetto tipico di iOS, mentre su un browser web si adatterà perfettamente al design del sito ospitante.
Uno dei pilastri fondamentali di questo progetto è la sicurezza. Poiché l’agente non può iniettare script arbitrari ma può solo fare riferimento a una lista di componenti pre-approvati e affidabili, il rischio di attacchi informatici viene drasticamente ridotto. Inoltre, A2UI è stato progettato per essere “amico” dei grandi modelli linguistici (LLM): la rappresentazione dell’interfaccia come un elenco piatto di proprietà rende molto più semplice per l’intelligenza artificiale creare o modificare gli elementi visivi durante una conversazione, mantenendo sempre il filo logico dell’interazione.
Questa tecnologia risolve anche un problema critico negli ambienti multi-agente, dove diversi assistenti digitali appartenenti a organizzazioni diverse devono collaborare tra loro. Grazie alla sinergia con il protocollo Agent-to-Agent (A2A), sviluppato da Google insieme a giganti del settore come Cisco, IBM, SAP e Salesforce, gli agenti possono ora scambiarsi interfacce in modo sicuro anche se operano su sistemi totalmente differenti. Un esempio pratico è quello di un assistente per i viaggi che, parlando con l’agente di un ristorante, riceve istantaneamente un modulo di prenotazione interattivo da mostrare all’utente, rendendo l’intera operazione fluida e priva di attriti.
Attualmente disponibile in anteprima pubblica su GitHub con licenza Apache 2.0, A2UI promette di diventare lo standard per la prossima generazione di applicazioni. Non si tratta solo di rendere le chat più belle, ma di trasformare l’intelligenza artificiale in un collaboratore capace di fornirci gli strumenti giusti al momento giusto, visualizzando opzioni e comandi proprio quando ne abbiamo bisogno. Questo passaggio dai contenuti statici alle interfacce “liquide” e sensibili al contesto segna l’inizio di un’era in cui il software non è più rigido e predefinito, ma si modella in tempo reale attorno alle necessità dell’utente.
