Google ha recentemente presentato il suo nuovo chip quantistico denominato ‘Willow’, sostenendo che le sue straordinarie capacità di calcolo potrebbero fornire indizi sull’esistenza del multiverso. Secondo Hartmut Neven, fondatore di Google Quantum AI, Willow è in grado di eseguire in pochi minuti calcoli che richiederebbero ai più potenti supercomputer attuali oltre 10,7 trilioni di anni, un lasso di tempo che supera l’età dell’universo stesso.
Neven ha suggerito che questa incredibile efficienza computazionale potrebbe essere spiegata dall’interazione con universi paralleli, un concetto che risale alle teorie del fisico David Deutsch. Questa ipotesi si basa sul fenomeno dell’entanglement quantistico, dove particelle subatomiche, indipendentemente dalla distanza che le separa, condividono stati quantistici in modo istantaneo, un comportamento che Albert Einstein definì “azione spettrale a distanza”.
La comunità scientifica ha accolto con interesse queste affermazioni, sebbene alcuni esperti rimangano scettici, sottolineando che i benchmark utilizzati per valutare le prestazioni di Willow sono stati sviluppati da Google stessa, il che potrebbe influenzare i risultati. Nonostante ciò, il chip rappresenta un significativo passo avanti nel campo del calcolo quantistico, sfruttando le leggi della meccanica quantistica per risolvere problemi complessi che sarebbero irrisolvibili con i computer tradizionali.
Willow è stato prodotto nel centro di ricerca di Google a Santa Barbara, una delle poche strutture al mondo dedicate alla produzione di chip quantistici. Neven ha evidenziato che, anziché aumentare semplicemente il numero di qubit, l’obiettivo principale è migliorare la qualità del chip. In questo contesto, Willow, con i suoi 105 qubit, ha mostrato un tempo di coerenza cinque volte superiore rispetto ai modelli precedenti, indicando una maggiore stabilità e affidabilità nelle operazioni quantistiche.
Guardando al futuro, Google intende applicare il calcolo quantistico in settori come l’intelligenza artificiale avanzata, la scoperta di nuovi farmaci, la progettazione di batterie più efficienti per veicoli elettrici e l’accelerazione della ricerca su fonti energetiche alternative come la fusione nucleare. Neven ha sottolineato che molte di queste applicazioni non sarebbero realizzabili con i computer classici, ma il calcolo quantistico potrebbe offrire soluzioni innovative, aprendo nuove frontiere nella scienza e nella tecnologia.