Immagine AI

Google ha annunciato oggi il rilascio di Veo 3.1, un aggiornamento significativo del suo modello video generativo, che arriva accompagnato da nuove funzionalità nell’editor Flow e da accesso tramite API nell’ecosistema Gemini. L’obiettivo è chiaro: offrire una generazione video più ricca, controllabile e realistica, spingendo l’IA visiva verso la narrativa dinamica.

Rispetto a Veo 3, già noto per la capacità di generare non solo immagini animate ma anche audio sincronizzato (dialoghi, effetti sonori, ambienti), Veo 3.1 introduce migliorie su più fronti. Google parla di un output audio più ricco, un maggiore controllo narrativo e una resa visiva più realistica, che cerca meglio di catturare trame visive credibili e coesione stilistica.

Un elemento importante è che queste nuove capacità non restano limitate a nuovi scenari: molte delle funzionalità già presenti — come “Ingredients to Video”, “Frames to Video” e l’estensione di clip già esistenti — ora supportano audio integrato, rendendo l’esperienza più completa e immersiva.

Dal punto di vista infrastrutturale, Veo 3.1 è accessibile tramite Gemini API e tramite la piattaforma Google Vertex AI (modelli “veo-3.1-generate-preview” e “veo-3.1-fast-generate-preview”) in modalità preview al momento. Le API permettono di specificare parametri come ratio d’aspetto (“16:9” o “9:16”), compressione (optimized o lossless), il numero di video da generare (1–4), seed per la riproducibilità e impostazioni negative per evitare contenuto indesiderato.

Il pricing, a quanto dichiarato, non cambia rispetto alla versione precedente: Google afferma che Veo 3.1 sarà offerto allo stesso costo di Veo 3.

Tra le caratteristiche sostanziali, Veo 3.1 supporta output video a 720p o 1080p con una frequenza di 24 fps. È progettato per generare clip di durata corta (4, 6 o 8 secondi) da prompt testuali o immagini, ma una funzione “Extend” consente di estendere il video generato fino a durate maggiori (oltre i 2,5 minuti).

Con Veo 3.1 si apre una gamma più ampia di possibilità:

  • Transizioni fluide: è ora possibile usare immagini di riferimento (fino a tre) per guidare la generazione del video. Questo consente maggiore coerenza stilistica, soprattutto in scene multiple con gli stessi personaggi o ambientazioni.
  • Estensione della scena: quando hai un video e vuoi continuarlo, Veo 3.1 ti permette di generare nuovi clip che si collegano in modo visivo coerente all’ultimo frame del video precedente. È utile per storie che si sviluppano oltre la lunghezza iniziale.
  • Prima e ultima immagine: puoi fornire una “prima immagine” e una “ultima immagine” come vincoli, e lasciare che l’algoritmo generi la transizione intermedia — combinando movimento, audio e ritmo visivo.
  • Audio nativo migliorato: Veo 3.1 integra dialoghi, suoni ambientali e sincronizzazione, con maggiore realismo. Mentre Veo 3 aveva introdotto audio generato, questa versione lo rende una parte centrale delle nuove capacità video.
  • Controllo narrativo più fine: l’utente può influenzare non solo “cosa succede” ma anche “come succede”, con scelta stilistica e coerenza nei prompt.

Per i creatori di contenuti e i team mediali, Veo 3.1 rappresenta una leva per trasformare idee in video più sofisticati senza dover ricorrere a numerosi passaggi manuali. L’editing diventa più granulare, l’audio si integra su ogni clip, e i controlli narrativi permettono di avvicinarsi a produzioni “cinematografiche”.

Per aziende e sviluppatori, l’arrivo su API come Gemini e Vertex AI rende queste tecnologie consumabili come componenti — da applicare in tool video, prodotti interattivi, esperienze immersive. Ciò potrebbe abbassare la soglia per l’adozione di video generati con IA in agenzie, marketing, education ed entertainment.

In più, l’annuncio di Google stesso sottolinea che Veo 3.1 “costiamo lo stesso” di Veo 3: una scelta che indica come Google voglia favorire la transizione a questa versione senza porre barriere economiche all’adozione.

Nonostante i miglioramenti, rimangono questioni da risolvere. Veo 3.1 è ancora in modalità paid preview, e alcune delle funzionalità sono contrassegnate come “sperimentali”. L’evoluzione dipenderà anche dai feedback degli utenti e dalle correzioni iterative.

Nella versione preview, Veo 3.1 resta vincolato a clip brevi (principalmente 8 secondi) per la generazione da prompt base. Alcuni miglioramenti di durata più estesa (Extend) richiedono vincoli visivi o parti generate precedentemente.

Inoltre, la consistenza del personaggio o dell’oggetto in diverse angolazioni non è perfetta: chi lavora con scene complesse, cambi di camera o movimenti elaborati dovrà ancora intervenire con prompt attenti per preservare identità visive coerenti. Nel confronto con Sora 2, alcuni utenti notano che Sora gestisce il cambio di angolo e continuità meglio in certi casi.

Inoltre c’è il tema della coerenza dei personaggi e della qualità stilistica: mantenere lo stesso aspetto o espressioni in scene diverse è una sfida difficile. Anche la sincronizzazione audio grava sulla complessità: errori di lip-sync o bruschi cambi stilistici possono rompere l’effetto immersivo.

Un’osservazione che emerge dalle prime impressioni è che Veo 3.1 tende a un look più “cinematico” e meno “organico” rispetto ai video generati da altri modelli come Sora 2 di OpenAI, che privilegiano uno stile più spontaneo, meno patinato. Questo non è necessariamente un limite: è una caratteristica stilistica che può essere vantaggiosa o meno a seconda dell’obiettivo.

C’è infine la questione della scalabilità e costi reali: generare video di alta qualità (1080p, con audio sincronizzato) richiede risorse computazionali e infrastrutturali significative. Anche se il prezzo unitario non sale, l’adozione su larga scala dipenderà da come Google e i partner gestiranno la latenza, il throughput e i costi operativi.

Confronto Veo 3.1 vs Sora 2: punti di forza, punti deboli e scenari differenziali

Uno dei benchmark inevitabili è il confronto con Sora 2, il modello video generativo avanzato di OpenAI. Diverse analisi e prime impressioni ne mettono in luce punti di contatto e differenze.

Entrambi i modelli generano video con audio sincronizzato (dialoghi, effetti sonori) e cercano di combinare movimento, ambientazioni e suono in produzioni coese. Veo ha già una lunga storia con audio nativo integrato nelle sue versioni precedenti. Sora 2, d’altro canto, enfatizza molto la precisione del lip-sync e la sincronizzazione dialogo/suono in prompt elaborati.

Entrambi offrono controlli di stile, promptabilità e capacità di “guidare” l’output visivo oltre il puro testo.

Una delle differenze più evidenti è la durata estesa. Veo 3.1 punta alla generazione video relativamente più lunga, con la funzione Extend che tende ad allinearsi con narrazioni più ricche. In molte demo e analisi, Veo 3.1 si propone come concorrente diretto per clip fino a un minuto in HD.

Sora 2 invece appare più orientato a prestazioni micro-sceniche con forte realismo fisico, gestione raffinata dei movimenti corporei e coerenza visiva in scene brevi. Alcuni utenti osservano che Sora mantiene meglio la consistenza del personaggio quando la scena cambia angolazione.

Sul fronte dell’editing narrativo, Veo 3.1 appare più generoso con controlli incorporati di transizione, continuità visiva, scenari vincolati a “first/last frame” e memoria visiva tramite immagini di riferimento. In altri modelli, parte di queste capacità possono essere più manuali o richiedere prompt sofisticati.

Se il tuo obiettivo è generare clip narrativi, con ambientazioni visive coese e durata maggiore, Veo 3.1 può risultare più adatto. Se invece ti interessa il massimo realismo, movimenti fisicamente plausibili e scena brevi “essentiali”, Sora 2 rimane un benchmark robusto.

Per pipeline produttive, Veo beneficia dell’integrazione con gli strumenti di Google: Flow, Vertex AI, Gemini API. Ciò semplifica l’inserimento del modello in ambienti aziendali o di produzione già basati su infrastrutture Google.

Sarà interessante vedere quanto velocemente Veo 3.1 sarà integrato in Gemini, Flow e in tool esterni. E se, come Google spera, il costo rimanga invariato, potrebbe spingere una diffusione più rapida tra creatori indipendenti e aziende medie.

Di Fantasy