Da rigetti e sospetti a una fiducia misurata. È questo il passaggio cruciale che sta attraversando Hollywood con l’intelligenza artificiale generativa: da ostacolo ineludibile a prezioso alleato, se usata con intelligenza e moderazione.
Per molto tempo, l’uso dell’AI nel cinema si è concentrato sulla generazione di immagini, video o suoni. Scrivere copioni era un’idea vista con scetticismo: i testi creati dalla macchina venivano spesso definiti “ripetitivi, datati, banali”, privi della scintilla creativa tipica dell’ingegno umano, secondo il regista Nick Klevroff.
Ma le cose stanno cambiando. L’AI non sostituisce lo scrittore: lo affianca, diventa un supporto creativo prezioso. Lo stesso Klevroff ha sperimentato ChatGPT come strumento per stimolare idee, rafforzare l’originalità, suggerire svolte narrative sorprendenti o ampliare universi immaginari, come nel suo cortometraggio di fantascienza Memory Maker.
La svolta più interessante arriva dal supporto analitico: Largo.ai, start‑up svizzera, ha sviluppato un sistema capace di analizzare i copioni confrontandoli con una base di 400.000 film — mainstream e indipendenti — per prevederne l’andamento al box office. AI valuta trama, personaggi e genere, anticipando informazioni preziose come incassi potenziali o reazioni del pubblico.
Questo tipo di analisi trasforma il modo di decidere su quale progetto finanziare o rivedere: se l’AI segnala una trama con un arco emotivo troppo piatto, lo fa sapere agli autori, migliorando le probabilità che il progetto venga accettato fino a tre volte di più.
Tradizionalmente, i test con focus group richiedevano tempo e risorse. Ora, grazie all’AI, è possibile creare “gemelli digitali” degli spettatori fisici, simulando la loro reazione come se fossero microscopici comitati di valutazione virtuali, a costi molto più accessibili anche per produzioni più piccole.
L’AI può generare immagini non per essere inserite direttamente nel film, ma per scatenare l’immaginazione dello scrittore. Anche se le immagini sono eccentriche o strane, proprio il loro eccesso può stimolare idee nuove. L’EY Consulting, con Rahul Gautam, parla di “visualizzare il copione prima di girarlo” come di un’arma potente per alimentare la creatività.
È chiaro: l’AI non è una bacchetta magica capace di sostituire l’anima umana. Chiuspottata durante lo sciopero del 2023, l’AI è ancora vista con sospetto da molti professionisti del settore. E con buoni motivi: la scrittura automatica rischia di produrre contenuti prevedibili e stereotipati. Come ammonisce Sami Arfa, fondatore di Largo: “Se si usa l’AI come bacchetta magica, si ottengono risultati mediocri”.
Eppure, nella giusta misura, può effettivamente aiutare: velocizza il processo creativo, riduce costi, consente sperimentazioni, pur lasciando intatto ciò che rende unico un film: il giudizio, l’esperienza, le emozioni umane. Come si scherza spesso: “ChatGPT non ha traumi infantili” — e proprio per questo non può toccare il cuore come lo può fare uno sceneggiatore umano.
Insieme all’introduzione di ChatGPT, Hollywood inizialmente ha risposto con rifiuto e tensione. Ma oggi, a due anni di distanza, si è aperta una fase nuova: l’AI non è più vista solo come nemico o fenomeno da esorcizzare, ma come uno strumento potenzialmente trasformativo, usabile con saggezza e rispetto umano.