Nel mercato emergente degli occhiali intelligenti, sempre più affollato e competitivo, HTC ha deciso di percorrere una strada diversa rispetto a quella dei principali concorrenti. L’azienda taiwanese ha annunciato il lancio dei suoi nuovi occhiali AI con un’impostazione dichiaratamente “aperta”, permettendo agli utenti di scegliere liberamente quale modello di intelligenza artificiale utilizzare, senza essere vincolati a un unico ecosistema proprietario. È una scelta strategica che riflette sia la velocità con cui evolve il mondo dei grandi modelli linguistici, sia la volontà di HTC di ritagliarsi uno spazio distintivo in un settore dominato da piattaforme chiuse.
Il cuore di questa visione è rappresentato dai nuovi Vive Eagle, occhiali intelligenti capaci di funzionare con diversi LLM installati sullo smartphone e collegati al dispositivo. In pratica, l’utente non acquista un prodotto legato a una singola intelligenza artificiale, ma un hardware che può beneficiare, nel tempo, dei progressi di più modelli concorrenti. Secondo HTC, questo approccio risponde a una realtà ormai evidente: lo sviluppo dell’IA è entrato in una fase di competizione serrata, in cui i costi di addestramento crescono rapidamente e nessun attore può realisticamente presidiare da solo tutte le aree di eccellenza.
Charles Huang, vicepresidente senior delle vendite e del marketing globali di HTC, ha spiegato che la scelta di una piattaforma aperta nasce proprio da questa consapevolezza. Invece di costruire un ecosistema chiuso centrato su una singola IA, HTC preferisce sfruttare i punti di forza delle diverse piattaforme, lasciando che siano gli utenti a decidere quale tecnologia adottare in base alle proprie esigenze. È un’impostazione che ricorda più il mondo degli smartphone e delle app che quello, finora più rigido, dei dispositivi wearable intelligenti.
Dal punto di vista tecnico, i Vive Eagle supportano più piattaforme di intelligenza artificiale, inclusi modelli sviluppati da Google e OpenAI. Le applicazioni di IA, come Gemini, risiedono sul telefono e vengono collegate agli occhiali, consentendo un aggiornamento continuo delle capacità senza dover cambiare hardware. Questo significa che, man mano che i modelli migliorano in comprensione del linguaggio, ragionamento o interazione multimodale, anche l’esperienza d’uso degli occhiali può evolvere, senza restare bloccata alle prestazioni iniziali.
Questa filosofia si contrappone in modo netto a quella adottata da altri grandi player del settore. Gli occhiali intelligenti di Meta, ad esempio, sono costruiti attorno a Meta AI, mentre diversi produttori cinesi come Xiaomi e Alibaba puntano su modelli proprietari integrati. In questi casi, l’hardware diventa una sorta di estensione dell’ecosistema software dell’azienda, con vantaggi in termini di controllo e integrazione, ma anche con il rischio di limitare la libertà di scelta degli utenti.
Il debutto commerciale dei Vive Eagle è avvenuto a Hong Kong, con un prezzo di circa 3.988 dollari di Hong Kong. HTC ha già annunciato l’intenzione di espandere la distribuzione in Giappone e nel Sud-est asiatico nel primo trimestre del prossimo anno, per poi guardare a Europa e Stati Uniti dopo il 2026. La decisione di partire dall’Asia non è casuale: secondo l’azienda, il design degli occhiali è stato pensato tenendo conto delle caratteristiche del volto asiatico, spesso trascurate nei prodotti progettati principalmente per il mercato occidentale. Molti modelli oggi in commercio, infatti, risultano meno confortevoli per una parte significativa degli utenti asiatici, un dettaglio che HTC considera strategico.
Più prudente, invece, l’approccio verso la Cina. La complessità normativa del mercato cinese, con restrizioni sull’uso di servizi di intelligenza artificiale stranieri e requisiti stringenti sulla localizzazione dei dati, rende l’ingresso più complesso e dilatato nel tempo. HTC ha chiarito che saranno necessari preparativi più lunghi prima di affrontare questo mercato, nonostante il suo enorme potenziale.
Il contesto in cui si inserisce questo lancio è quello di una crescita molto rapida del segmento degli occhiali intelligenti. Secondo la società di ricerca Counterpoint, le spedizioni globali sono aumentate del 110% su base annua nella prima metà dell’anno. Attualmente, Meta domina il mercato con una quota del 73%, grazie soprattutto al successo degli occhiali intelligenti realizzati in collaborazione con EssilorLuxottica, lanciati nel 2023 e apprezzati per funzionalità come chiamate, scatto di foto e riproduzione musicale.
In questo scenario, il lancio dei Vive Eagle viene letto anche come un segnale del ritorno di HTC nel mercato dell’hardware consumer. Dopo anni difficili e una forte concentrazione su realtà virtuale e aumentata, l’azienda ha recentemente venduto a Google una parte della propria attività legata ai visori XR per 250 milioni di dollari, liberando risorse e ridefinendo le priorità strategiche. Gli occhiali AI rappresentano quindi non solo un nuovo prodotto, ma anche un tentativo di rientrare in modo credibile in un mercato di massa, facendo leva su una proposta diversa da quella dei concorrenti.
La scommessa di HTC è chiara: in un mondo in cui l’intelligenza artificiale evolve troppo rapidamente per essere ingabbiata in un solo ecosistema, offrire libertà di scelta potrebbe diventare un vantaggio competitivo decisivo. Resta da vedere se gli utenti premieranno questa apertura rispetto alla semplicità degli ecosistemi chiusi, ma il messaggio lanciato è forte: negli occhiali intelligenti del futuro, non sarà solo l’hardware a fare la differenza, ma anche la filosofia con cui l’IA viene messa nelle mani delle persone.
