Quando Intel ha annunciato Panther Lake, il suo nuovo chip per notebook sviluppato con la tecnologia “18A” (ovvero 1,8 nanometri, definita dal produttore come nodo di classe 2 nm), ha voluto mandare un messaggio forte: non è solo un aggiornamento tra generazioni, ma un passo verso la «normalizzazione» della produzione interna, un tentativo di riscatto dopo anni di difficoltà. Questo annuncio è arrivato durante un evento nello stabilimento di Ocotillo, Arizona, e segna un momento cruciale nella strategia di Intel che mira non solo a produrre i propri chip, ma anche a competere (di nuovo) sul terreno delle fonderie.
L’obiettivo dichiarato è quello di tornare a essere protagonista non solo come progettista di CPU, ma come produttore a pieno titolo: un’impresa ambiziosa, considerato il panorama attuale dei semiconduttori, dominato da società come TSMC. Panther Lake è presentato come il primo sistema su chip (SoC) per notebook generato con il processo 18A, che Intel definisce la sua tecnologia più avanzata, sviluppata e prodotta interamente negli Stati Uniti.
Secondo le dichiarazioni ufficiali, Panther Lake promette prestazioni in aumento del 50 % rispetto alla generazione precedente, “Lunar Lake”, realizzata da TSMC. Il salto promesso non è solo quantitativo: la nuova architettura adotterà transistor “gate-all-around” e il power delivery “rear-side”, tecnologie che permettono un controllo più raffinato dei consumi e un maggior numero di transistor in uno spazio dato. Queste innovazioni sono particolarmente adatte per carichi di lavoro legati all’intelligenza artificiale e per ottimizzare l’efficienza energetica nei laptop. Intel prevede che Panther Lake sarà disponibile nei dispositivi nel corso del 2026.
Dietro l’annuncio tecnico c’è una posta in gioco strategica. Intel ha investito una somma considerevole nell’impianto Fab 52 in Arizona, che oggi è operativo e chiamato a produrre volumi significativi del chip. L’esito dipenderà non solo dalla bontà del design, ma dalla capacità di consegnare resa alta, stabilità, costi sostenibili e fiducia dai clienti esterni, specie in un momento in cui Intel ha accumulato perdite negli ultimi anni e cerca una ripresa credibile. Kevin O’Buckley, vicepresidente senior delle fonderie Intel, ha ammesso la consapevolezza della sfida: «sappiamo che abbiamo ancora molta strada da fare per guadagnare la fiducia dei clienti».
Una chiave del progetto Panther Lake è che non tutto il chip sarà fabbricato con il nodo 18A: le parti più critiche, i moduli di calcolo (i tile “compute”), utilizzeranno 18A, mentre altri blocchi — come modulistica di interfaccia, memoria o funzioni ausiliarie — potranno rimanere su processi ottimizzati a 3 nm (N3P) di partner esterni. Questo approccio ibrido permette di mitigare rischi produttivi e mantenere flessibilità nei costi.
Un altro dettaglio che emerge è la struttura multi-chiplet: il design di Panther Lake non è un monolite, ma un sistema a più componenti integrate (chiplets) che collaborano strettamente. Ciò consente a Intel di adattare il chip a vari formati e segmenti di mercato, mantenendo efficienza e modularità.
Nel confronto con la concorrenza, Panther Lake si pone in diretta competizione con AMD e Apple, e tenta di proporre un’alternativa “nazionale” agli attuali chip prodotti all’estero. Intel afferma che il nodo 18A introduce due innovazioni principali: RibbonFET (la nuova struttura transistor) e PowerVia (l’alimentazione “da dietro”) che aiutano a migliorare l’efficienza e a liberare spazio per i segnali.
Intel afferma che Panther Lake è già in produzione e che l’entrata “in alta scala” è prevista per fine anno. Un elemento che rafforza l’importanza strategica dell’operazione è che Panther Lake non è l’unico chip su 18A: Intel ha anticipato anche una CPU server, denominata Clearwater Forest (Xeon 6+), che sarà prodotta con lo stesso nodo e debutterà nella prima parte del 2026. Insieme, client e server dovrebbero rappresentare il primo passo concreto nell’ambizione di Intel di tornare competitiva su più fronti.
Nel contesto europeo e italiano, questo annuncio ha implicazioni rilevanti. Se Intel riuscisse a consolidare la sua capacità produttiva, potrebbe diventare fornitore alternativo per clienti dell’UE che cercano diversificazione rispetto a TSMC o altre fonderie asiatiche. Per le aziende che investono in hardware e IA, un Intel che produce localmente significa potenzialmente tempi di consegna più brevi, sensibilità regolatorie più alte e maggiore stabilità nella catena di fornitura.