Il fisco sta adottando l’Intelligenza Artificiale (IA) come strumento per combattere l’evasione fiscale. Il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, ha evidenziato durante il Festival dell’economia di Trento (25-28 maggio 2023) l’importante collaborazione tra il fisco e le tecnologie digitali nell’evoluzione delle pratiche fiscali.

Secondo Ruffini, il passato era caratterizzato da processi analogici, come l’uso di fatture cartacee e la compilazione manuale delle dichiarazioni dei redditi, che richiedevano tempi più lunghi per i rimborsi. Oggi, gran parte del sistema fiscale è digitalizzato, consentendo di svolgere la maggior parte delle operazioni online, senza doversi recare fisicamente presso gli uffici territoriali dell’Agenzia delle Entrate.

L’Agenzia delle Entrate è pronta per questa trasformazione. Dispone di algoritmi avanzati per individuare situazioni sospette e agevolare il lavoro degli addetti che si occupano di approfondimenti e indagini. Ha inoltre le competenze tecnologiche necessarie e la potenza di calcolo adeguata per svolgere efficacemente questi compiti. Inoltre, ha ottenuto l’approvazione del Garante per la privacy nel luglio 2022, garantendo che gli evasori possano essere individuati senza violare i loro diritti fondamentali.

L’IA diventerà quindi un potente strumento per il fisco, consentendo di mappare le attività e i processi di ogni settore economico in modo più efficiente. Come ha affermato Ruffini, l’obiettivo è “raggiungere direttamente chi evade le tasse senza disturbare chi le paga”.

Il fisco intende concentrarsi sulla prevenzione dell’evasione fiscale, poiché recuperare i fondi evasi risulta più complesso e costoso. Questo rappresenta un cambio di paradigma importante in Italia, dove in media ogni 100 euro incassati si stima che 13,2 euro siano nascosti al fisco.

Per individuare aree a rischio di evasione, il fisco utilizza dati già raccolti in precedenza, come le dichiarazioni dei redditi e i bilanci, incrociandoli con altre informazioni disponibili presso l’Agenzia delle Entrate. Alcuni dei principi seguiti includono:

  • Confronto dei dati dell’Agenzia delle Entrate con altre banche dati per individuare eventuali discrepanze. Ad esempio, se un titolare di partita IVA dichiara valori non in linea con il mercato di riferimento (come costi delle materie prime irrealistici o spese per il personale non coerenti con le attività dichiarate), ciò può scatenare un’indagine sui conti correnti per verificare la presenza di entrate non dichiarate.
  • Individuazione delle differenze tra i ricavi dichiarati e gli importi finanziari già noti all’Agenzia delle Entrate. L’analisi della fatturazione elettronica può essere utilizzata per verificare se le dichiarazioni fiscali siano in linea con risultati ragionevolmente attesi.
  • Incrocio di altre informazioni, come la frequenza di apertura o chiusura di conti bancari, il numero di conti posseduti o il numero di accessi alle cassette di sicurezza.

Queste analisi sono delegate all’Intelligenza Artificiale, ma vengono successivamente supervisionate dagli operatori umani e assegnate alle entità di verifica. Gli algoritmi svolgono i controlli, ma le decisioni che ne derivano non sono automatizzate.

Ogni funzione algoritmica elabora dati anonimizzati, ai quali vengono attribuiti identificatori specifici (come il nome o la ragione sociale del contribuente) solo quando si riscontrano anomalie che richiedono ulteriori approfondimenti.

In questo contesto, gli algoritmi rappresentano un insieme di funzioni matematiche finite. Le analisi effettuate dall’Agenzia delle Entrate si basano sulla deterministica, ovvero sull’elaborazione dei dati relativi a un contribuente nel corso di un determinato periodo di tempo.

L’Agenzia delle Entrate utilizza anche un’analisi probabilistica, che assegna un grado di probabilità al rischio di scenari che favoriscono l’evasione. Ad esempio, vengono considerati criteri come il mercato in cui un’azienda opera, che potrebbe essere soggetto a speculazioni in un dato momento storico.

Né l’analisi statistica né quella probabilistica costituiscono di per sé indizi per un intervento del fisco, ma diventano strumenti per individuare i gruppi di contribuenti che richiedono maggiore attenzione.

Ad esempio, se consideriamo un’azienda che opera in un settore con margini di guadagno tipicamente elevati, l’analisi deterministica condotta dall’Agenzia delle Entrate terrà conto di parametri come il rapporto tra le fatture elettroniche emesse e i costi sostenuti, nonché il reddito aziendale per addetto rispetto a quello delle aziende concorrenti nello stesso settore.

Incorporando queste informazioni, l’Agenzia delle Entrate raffina i risultati introducendo ulteriori elementi, come i dati dei conti correnti, delle fatture elettroniche emesse e dei bilanci depositati. Questo consente di decidere se approfondire le indagini per quei soggetti che presentano flussi di denaro sui conti correnti superiori al 150% dei ricavi dichiarati e per un importo superiore a 300.000 euro.

L’obiettivo del fisco è concentrarsi inizialmente sulla prevenzione e sul contrasto all’evasione da parte dei contribuenti di maggiore rilievo, senza escludere la possibilità di rivolgere l’attenzione anche alle piccole realtà aziendali in futuro.

Di Fantasy