Nel 2025, Microsoft si trova a un crocevia cruciale della sua storia aziendale. Nonostante abbia appena annunciato i migliori risultati trimestrali mai registrati, con un fatturato di circa 70 miliardi di dollari e un utile netto di 26 miliardi di dollari nei primi tre mesi dell’anno, l’azienda ha intrapreso una massiccia campagna di licenziamenti che ha colpito oltre 15.000 dipendenti a livello globale solo nel corso di quest’anno. Questa combinazione di risultati finanziari record e drastici tagli al personale ha attirato grande attenzione e sollevato domande sul futuro strategico del colosso di Redmond.

Il 2 luglio Microsoft ha annunciato un nuovo ciclo di licenziamenti che coinvolge fino a 9.000 lavoratori, pari al 4% della sua forza lavoro complessiva, stimata intorno a 228.000 dipendenti. Questo annuncio si aggiunge ai due precedenti ondate di tagli, avvenute a maggio e giugno, che avevano già portato alla riduzione di oltre 6.000 posti di lavoro. Il volume totale di licenziamenti registrato quest’anno supera quindi ampiamente qualsiasi operazione recente dell’azienda, avvicinandosi al più grande licenziamento nella sua storia, quello del 2014, quando furono tagliati 18.000 dipendenti dopo l’acquisizione della divisione dispositivi e servizi di Nokia.

Microsoft ha ribadito con forza che questi licenziamenti non sono legati a problemi di performance economica o di mercato, ma rappresentano piuttosto una scelta strategica volta a semplificare la struttura manageriale e rendere l’organizzazione più snella e agile. L’obiettivo dichiarato è ridurre il livello di management, anche se solo il 17% dei dipendenti licenziati nella sede centrale di Redmond erano manager, mentre la maggior parte delle riduzioni riguarda ruoli tecnici e operativi. Questa strategia sembra quindi più orientata a razionalizzare la struttura interna e a preparare l’azienda a una nuova fase di crescita basata sull’innovazione tecnologica.

Il tempismo dell’operazione risulta particolarmente significativo: Microsoft ha annunciato questi tagli immediatamente dopo aver comunicato la sua migliore performance trimestrale di sempre, superando le aspettative di Wall Street e addirittura scalzando temporaneamente Apple dal vertice della capitalizzazione di mercato mondiale. Questo paradosso mette in luce una dinamica molto attuale nel settore tecnologico, dove le aziende più grandi e di successo stanno investendo pesantemente nella riorganizzazione e nell’efficienza, anche a costo di sacrificare migliaia di posti di lavoro.

Dietro questa apparente contraddizione si nasconde un cambio di paradigma nel modo in cui le grandi tech operano e investono. Microsoft ha infatti annunciato un piano straordinario per investire oltre 80 miliardi di dollari nell’anno fiscale 2025 per potenziare le infrastrutture dedicate all’intelligenza artificiale, una cifra che supera di 25 miliardi di dollari quella dello scorso anno. Questo investimento colossale è finalizzato a soddisfare una domanda crescente di tecnologie AI, infrastrutture cloud, data center e GPU, elementi chiave in una nuova era dominata dall’automazione e dall’intelligenza artificiale.

In questo contesto, mantenere elevata la redditività diventa una sfida, e la razionalizzazione delle risorse umane si configura come una necessità per liberare fondi e risorse da destinare agli investimenti in AI. Sebbene Microsoft neghi che i licenziamenti siano una diretta conseguenza dell’adozione dell’intelligenza artificiale, molti analisti osservano come alcune categorie di lavoro, in particolare gli ingegneri del software, i product manager e i program manager, siano più facilmente sostituibili o ottimizzabili grazie alle nuove tecnologie.

A maggio, nello stato di Washington, sono stati licenziati quasi 2.000 dipendenti Microsoft, di cui più di 800 ingegneri del software. Questa tendenza evidenzia come l’azienda stia rivedendo le proprie priorità, privilegiando competenze altamente specializzate nell’AI e infrastrutture, rispetto a ruoli più tradizionali o intermedi.

Margaret O’Hara, storica della tecnologia all’Università di Washington, interpreta questi cambiamenti come l’emblema di un’epoca nuova: “In passato, migliaia di licenziamenti erano generalmente legati a recessioni o crisi di settore, ma oggi le aziende tecnologiche sono tra le più preziose della storia umana. Nell’era dell’intelligenza artificiale, ciò di cui hanno bisogno sono GPU e data center. È arrivato il momento in cui un esperto di AI ben pagato può sostituire dieci dirigenti di livello intermedio”.

Questa trasformazione impone a Microsoft e alle altre aziende tecnologiche di ridefinire profondamente le proprie strategie di gestione del personale e investimento, ponendo al centro la tecnologia AI e la sua capacità di generare valore e innovazione. Il 2025 si prospetta così come un anno decisivo, in cui Microsoft dovrà bilanciare crescita, efficienza e cambiamento organizzativo per mantenere la sua leadership globale.

Di Fantasy