OpenAI ha annunciato una partnership con Hearst, la famosa azienda mediatica nota per riviste come Cosmopolitan, Esquire e Elle, per integrare i suoi contenuti su ChatGPT. Questo accordo segna un passo significativo nel futuro dei media, consentendo a OpenAI di offrire articoli, immagini e video attraverso i suoi prodotti di intelligenza artificiale.
Con la valutazione di 157 miliardi di dollari e dopo il recente lancio della nuova funzionalità Canvas per ChatGPT, OpenAI sta cercando di garantire l’accesso ai principali editori di contenuti negli Stati Uniti, per addestrare i suoi modelli con archivi di articoli e altri materiali giornalistici.
Hearst gestisce un vasto portafoglio, comprendente 25 marchi negli Stati Uniti e oltre 200 edizioni di riviste nel mondo. I contenuti che OpenAI condividerà includeranno articoli da oltre 20 marchi di riviste e più di 40 giornali, con citazioni e collegamenti diretti alle fonti originali per garantire la trasparenza.
Tuttavia, non è chiaro se OpenAI utilizzerà i contenuti di Hearst per addestrare i suoi modelli o se li fornirà direttamente agli utenti di ChatGPT. OpenAI ha confermato che ulteriori dettagli saranno forniti in futuro.
Hearst si unisce a una serie di altri editori che hanno già stretto accordi di licenza con OpenAI, tra cui:
- Condé Nast (agosto 2024)
- The Atlantic (maggio 2024)
- Vox Media (maggio 2024)
- Financial Times (aprile 2024)
- The Associated Press (luglio 2023)
- News Corp. (maggio 2024)
Queste collaborazioni evidenziano l’intento di OpenAI di lavorare con marchi affermati per migliorare la qualità dei contenuti forniti attraverso i suoi sistemi di intelligenza artificiale.
Nonostante i vantaggi delle partnership, ci sono timori riguardo all’impatto dell’IA sul giornalismo tradizionale. Alcuni critici sostengono che concedere licenze per i contenuti a piattaforme di intelligenza artificiale potrebbe aumentare la concorrenza, poiché i modelli di IA migliorano nella generazione di contenuti simili a quelli giornalistici.
In particolare, ci sono preoccupazioni legate a recenti azioni legali, come quella del New York Times contro OpenAI e Microsoft, per presunta violazione del copyright nello sviluppo di modelli di IA. La questione rimane aperta in tribunale, mentre il NYT non ha ancora raggiunto un accordo con OpenAI.
Nonostante queste preoccupazioni, editori come Hearst e Condé Nast stanno abbracciando attivamente l’IA per rimanere competitivi in un ambiente sempre più digitale. Chirichella ha sottolineato che la partnership non riguarda solo la distribuzione dei contenuti, ma anche la preservazione del contesto culturale e storico delle loro pubblicazioni.