Quando pensiamo ai grandi protagonisti dell’IA — modelli, algoritmi, interfacce — è facile trascurare un elemento imprescindibile: l’infrastruttura fisica che sta dietro, quella che alimenta, raffredda, connette e rende possibile il calcolo su larga scala. La storia della startup Poolside ne è una testimonianza illuminante. Fondata solo nel 2023 da ex dirigenti di GitHub, la società si è recentemente lanciata in un progetto ambizioso: la costruzione di un data-center in West Texas con una capacità iniziale da 250 megawatt, espandibile fino a 2 gigawatt, in collaborazione con CoreWeave, per sostenere la propria ambizione di sviluppare modelli AI all’avanguardia.

L’iniziativa, denominata “Project Horizon”, è pensata non soltanto come un edificio o un insieme di server, ma come una vera e propria piattaforma integrata, che unisce energia, calcolo, connettività e modularità costruttiva. La scelta del sito, in piena regione del Permian Basin, è strategica: terreno ampio, infrastrutture esistenti di gas naturale, fibre ottiche, linee energetiche. Poolside sul proprio blog spiega che “quando si compete all’avanguardia, controlli non solo il modello, ma l’infrastruttura” — perché senza questa, sostiene la società, “non controlli il tuo destino”.

L’accordo con CoreWeave prevede che quest’ultima fornisca oltre 40 000 unità GPU NVidia del tipo GB300 NVL72 a Poolside, operando anche come anchor tenant per la prima fase da 250 MW del campus Horizon.
Il modello costruttivo è, come sottolineato dalla società, “ibrido modulare”: componenti assemblati fuori sede e consegnati già integrate, per ridurre i tempi di costruzione, il numero di operai in cantiere e, in definitiva, i costi.

Questa mossa di Poolside è vista dagli osservatori come un emblematico segnale della fase in cui l’industria dell’IA si trova: passata la prima corsa ai modelli, ora l’attenzione si sposta verso l’hardware, l’energia, la scala, l’efficienza. In altre parole, gli algoritmi non bastano più: serve una base fisica che li supporti.

Di Fantasy