In un momento in cui l’industria tecnologica e quella finanziaria si avvicinano sempre di più, la notizia che OpenAI stia attivamente addestrando sistemi di intelligenza artificiale per automatizzare i compiti che tradizionalmente spettano ai giovani analisti di banca fa riflettere in modo profondo.
OpenAI ha avviato un progetto — noto internamente come “Project Mercury” — che coinvolge oltre cento ex-banchieri e analisti, reclutati dalle principali istituzioni finanziarie, con l’obiettivo dichiarato di far sì che l’intelligenza artificiale si occupi dei compiti più onerosi, ripetitivi e temporizzati tipici delle posizioni di ingresso nella banca d’investimento.
Questo progetto assume una portata significativa in quanto va oltre la semplice assistenza: non si tratta più di usare l’IA per alleggerire un carico di lavoro, ma di ridisegnare l’intero flusso operativo di quelle attività che richiedono ottanta ore a settimana, che implicano modelli Excel complessi, presentazioni PowerPoint affannose, ricerche di dati e reportistica. OpenAI punta a sostituire — o quantomeno a ridurre drasticamente — la dipendenza da quei giovani analisti che da sempre hanno rappresentato la “forza bruta” della banca d’investimento.
L’operazione si articola secondo uno schema curioso: gli ex-banchieri assumono funzioni in cui devono costruire modelli finanziari, preparare prompt, definire scenari per l’IA e validare i risultati settimanalmente. In cambio ricevono compensi rilevanti, circa 150 $ l’ora, e viene loro richiesto di consegnare modelli completi ogni settimana, che servono come training per le macchine. In altre parole, l’IA non sta solo apprendendo dati astratti: sta copiando il flusso di lavoro operativo di un settore che storicamente richiede ore di impegno, ripetizione e know-how tacito.
È inevitabile chiedersi che cosa significhi questo per il futuro del lavoro di ingresso nelle banche e più in generale per le traiettorie professionali che molte persone immaginavano: laureato, stage, analista junior, poi associato e così via. Se una parte consistente del compito di un analista junior può essere svolta da un algoritmo, qual è allora il valore dell’esperienza acquisita sul campo, delle “ore di confusa fatica” che in passato servivano a costruire competenze, visibilità e carriera? Alcuni esperti temono che per i giovani professionisti questo cambiamento rappresenti una perdita: non solo di posti di lavoro, ma della possibilità di imparare facendo, di sviluppare un’intuizione sul business, di partecipare a una “escuela” pratica della finanza.
D’altro lato va riconosciuto che l’idea di automazione non è nuova, ma assume ora, grazie ai modelli generativi e ai sistemi avanzati di linguaggio, una dimensione qualitativa differente. Non più solo “macro” o “robotica” operativa, ma intelligenze che comprendono dati, li analizzano, generano report, suggeriscono decisioni. In questo contesto, le banche e le istituzioni finanziarie — già sotto pressione per margini più stretti, regolamentazione stringente e necessità di efficienza — vedono nell’IA un alleato potente per tagliare costi, ridurre errori umani e velocizzare i processi. Per OpenAI è anche un’opportunità strategica: trasformare una tecnologia spesso sperimentale in un’applicazione concreta, remunerativa e ad alto impatto.
Tuttavia, l’automazione, così come è concepita in questo progetto, solleva non poche domande etiche e professionali. Come si garantisce che l’analisi prodotta dall’IA abbia la stessa affidabilità di un analista umano che ha passato anni a costruire competenze? La “black-box” dell’IA riduce la trasparenza rispetto a un giovane analista che deve giustificare ogni numero, ogni slide. Inoltre, se molte delle funzioni di ingresso vengono sostituite, le banche potrebbero iniziare a ristrutturare i percorsi di carriera, spostando il fulcro della “formazione” altrove — lasciando i nuovi arrivati con ruoli marginali, supervisione o controllo, piuttosto che analisi attiva. Ciò potrebbe trasformare non solo il modo di operare delle banche, ma l’intera cultura del lavoro nel settore finanziario.
In ultima analisi, questo aggiornamento del panorama lavorativo — con OpenAI in prima linea — non deve essere letto solo come un rischio e basta. Può anche essere visto come un’opportunità: se le attività ripetitive vengono delegate all’IA, i professionisti potrebbero concentrarsi su attività più strategiche: relazione con clienti, creatività finanziaria, comprensione di contesti complessi, supervisione dell’IA stessa. Ma perché ciò accada, bisognerà ripensare formazione, mentoring, le competenze richieste, il valore del “fare” rispetto al “fare fare”.