Nel novembre 2023, l’uscita improvvisa di Sam Altman da OpenAI ha scosso il mondo dell’intelligenza artificiale, e ora, grazie a un nuovo libro in uscita, emergono nuovi dettagli sulle dinamiche che hanno portato a questa decisione drammatica. Il libro The Optimist: Sam Altman, OpenAI, and the Race to Invent the Future, presentato dal Wall Street Journal il 28 marzo, fornisce un resoconto dettagliato e approfondito di quanto accaduto dietro le quinte, attingendo a fonti dirette e interviste raccolte nel corso di un anno.
Una delle figure chiave in questa vicenda è stata Mira Murati, ex CTO di OpenAI, che inizialmente fu segnalata come una delle principali responsabili della cacciata di Altman. Murati, che era stata nominata CEO ad interim dal consiglio di amministrazione dopo l’uscita di Altman, aveva inizialmente sostenuto l’estromissione, raccogliendo prove su piattaforme come Slack, tra cui accuse a Altman di aver mentito sul fatto che il rilascio di GPT-4 Turbo non fosse stato sottoposto a una revisione da parte di un comitato di sicurezza.
Le motivazioni dietro la rimozione di Altman sono complesse e multifattoriali. In primo luogo, Ilya Sutskever, il capo scienziato di OpenAI, aveva creato un team dedicato alla sicurezza dell’IA, ma non era soddisfatto dell’organizzazione parallela creata da Altman, che si era alleato con il ricercatore Jakub Pachoki. Inoltre, membri del consiglio come Helen Toner e Tasha McCauley, critici dell’IA per il loro approccio “altruista ed efficace”, avevano sollevato preoccupazioni sulla sicurezza sin dal lancio di GPT-4.
Murati, in particolare, si sentiva trascurata dal presidente di OpenAI, Greg Brockman, e chiese che fosse cacciato insieme a Altman. Questo portò a una spaccatura all’interno dell’azienda, con Sutskever e Murati che, inizialmente favorevoli all’estromissione, cambiarono posizione in seguito alle forti reazioni interne e all’intensificarsi delle richieste di ritorno di Altman. In effetti, solo due membri del consiglio di OpenAI si dimisero a seguito del tumulto. Murati e Sutskever lasciarono poi l’azienda nel 2024, rispettivamente a maggio e luglio.
Il ritorno di Altman ha lasciato un vuoto significativo nella leadership di OpenAI, e a oggi, non è stato ancora nominato un nuovo CTO. L’assenza di una figura che possa controllare Brockman solleva interrogativi sul futuro della governance dell’azienda, con un equilibrio di potere che resta delicato e incerto.