Nel cuore di una Tokyo futuribile prende forma un progetto che sfida le convenzioni dell’architettura penitenziaria tradizionale: la “Sympathy Tower Tokyo”. Concepite dalla penna di Rie Kudan in un romanzo premiato con il prestigioso Premio Akutagawa, queste pagine trasformano l’idea di carcere in un’esperienza immersiva di “riabilitazione compassionevole”, incarnando l’utopia di un’architettura che vede nei detenuti non criminali da punire, ma esseri umani da comprendere.
La torre, immaginata come un’alta struttura collocata nei giardini di Shinjuku, rievoca nella sua estetica la grandiosità dello Stadio Nazionale di Zaha Hadid, e nel contempo rielabora il mito della Torre di Babele. L’architetto protagonista, Sara Makina, plasma ogni dettaglio con uno sguardo che fonde innovazione tecnologica e sensibilità umana, delineando spazi luminosi, corridoi panoramici e aree comuni destinate alla riflessione e al dialogo interno.
Un tema centrale dell’opera è il rapporto tra linguaggio e potere: Makina riflette sull’uso crescente dei prestiti katakana nel lessico giapponese, capaci di attenuare le sfumature semantiche e di rendere più “fuzzy” parole delicate come “giustizia” e “riabilitazione”. In questo contesto, il nome stesso della torre, Shinpashī Tawā Tōkyō (Sympathy Tower Tokyo), diventa un simbolo di ibridazione culturale e linguistica, scelta dettata tanto dal fascino internazionale quanto dalla volontà di mettere in discussione le forme tradizionali di comunicazione.
Ma è nell’intelligenza artificiale che l’autrice trova un alleato inaspettato: circa il 5% delle frasi più evocative del romanzo è stato generato direttamente da ChatGPT, impiegato per suggerire dialoghi e immagini poetiche che rivelano le ambivalenze del progetto. Kudan ha spiegato che queste sezioni “liftate” dall’AI hanno contribuito a dare voce a riflessioni intime, riflettendo le stesse inquietudini che attraversano la protagonista.
Secondo ELLE Decor Italia, questo esperimento narrativo anticipa scenari in cui l’AI potrà affiancare gli architetti nella fase di concept design, proprio come già accade nel mondo dell’interior: oggi, tool generativi aiutano a visualizzare in pochi istanti soluzioni di arredo, consentendo iterazioni rapidissime e ispirazioni inedite.
Lo “Sympathy Tower Tokyo” rappresenta quindi non solo un romanzo visionario, ma un manifesto sull’integrazione tra creatività umana e potenza computazionale. Nell’epoca in cui le macchine cominciano a plasmare forme e parole, questa torre immaginaria indica la via per un’architettura che, pur radicale nella sua utopia, parla all’empatia e al futuro di ogni individuo.