La CNBC ha recentemente condiviso un video dell’archivio di Steve Jobs, in cui si vede Jobs parlare alla Conferenza Internazionale sul Design di Aspen nel 1983. In quel video, Jobs, allora 28enne, esprimeva il suo entusiasmo per i libri di Aristotele e Platone, ma anche la frustrazione di non poter interagire con essi o fare domande. “In futuro,” diceva Jobs, “ci saranno macchine in grado di parlare con i libri e porre domande.”
Oggi, 40 anni dopo, le sue previsioni si stanno avverando. Nel 2023, OpenAI ha lanciato ChatGPT, un modello di intelligenza artificiale che risponde alle domande degli utenti. Diverse aziende stanno sviluppando chatbot simili, che a volte offrono risposte accurate e altre volte meno precise, ma che rappresentano un nuovo modo di interagire con le informazioni e le persone.
Come Jobs aveva previsto, questi modelli di intelligenza artificiale generativa, come i Large Language Models (LLM), possono elaborare e rispondere a domande basandosi su vasti volumi di dati, inclusi testi storici come quelli di Aristotele.
Questa non è la prima volta che le previsioni di Jobs sul futuro della tecnologia si sono avverate. Nel 1985, in un’intervista con Playboy, aveva previsto che i computer sarebbero diventati strumenti essenziali nelle case, non solo per lavoro, ma anche per tempo libero. All’epoca, meno del 10% delle famiglie americane possedeva un computer. Oggi, circa il 95% delle famiglie americane ha almeno un dispositivo informatico.
Jobs aveva anche previsto che le persone avrebbero usato i computer per comunicare tra loro online. Questa visione ispirò Tim Berners-Lee a inventare il World Wide Web nel 1989, per facilitare la condivisione di informazioni tra colleghi. La prima versione di Internet, con un solo sito web pubblicato nel 1991, è esplosa nel tempo: oggi ci sono quasi 1,88 miliardi di siti web, secondo il World Economic Forum (WEF).