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Nel mondo delle risorse umane, trovare il candidato giusto può essere un processo lungo, complesso, pieno di variabili spesso difficili da misurare. È in questo contesto che Wanted Lab ha deciso di intervenire, annunciando un cambiamento significativo nel modo di cercare, valutare e presentare i talenti. L’azienda, specializzata per sua natura nella tecnologia HR, ha infatti dichiarato che ha lanciato un “agente di reclutamento” basato su un modello linguistico esteso — un Large Language Model (LLM) — e che ha introdotto un metodo completamente automatizzato per la ricerca dei talenti, in cui l’intelligenza artificiale assume il ruolo centrale nell’identificare, valutare e proporre candidati.

L’idea di background è stimolante: le organizzazioni dichiarano ripetutamente che la selezione del personale è un’attività che richiede tempo e risorse. I recruiter sono chiamati a valutare non solo l’esperienza professionale e la formazione di un candidato, ma anche la qualifica, il background aziendale, il potenziale non immediatamente visibile. Secondo Wanted Lab, molti metodi di ricerca tradizionali — basati su filtri stringenti, keyword, combinazioni di criteri — risultavano poco adatti a cogliere ciò che potremmo chiamare “competenze trasversali”, “potenziale di crescita”, elementi più fluidi e qualitativi che spesso non emergono da un semplice curriculum. È qui che entra in gioco il nuovo agente IA: grazie al modello linguistico esteso, i recruiter possono descrivere in linguaggio naturale “il talento desiderato” – senza dover costruire complesse query con decine di filtri – e lasciare all’IA il compito di interpretare la descrizione, cercare i candidati, valutare i profili più adatti e motivare le proprie raccomandazioni.

La proposta di Wanted Lab si articola in due modalità operative: una modalità più “basic” per una ricerca rapida, flessibile e piuttosto generica; e una modalità “avanzata”, in cui l’intelligenza artificiale non si limita a trovare candidati che soddisfino criteri oggettivi, ma deduce capacità ed esperienze, analizza dati qualitativi come i progetti svolti, lo storico di carriera, i percorsi formativi, e identifica — secondo la sua valutazione — chi ha il maggiore potenziale. L’IA motiva le raccomandazioni: perché quel profilo è indicato per quel ruolo, quali elementi emergono, cosa suggerisce. Si tratta di un salto rispetto al classico matching “azienda-candidato” basato su keyword e anni di esperienza.

Il CEO di Wanted Lab Platform, Hwang Ri-geon, ha commentato che «recentemente gli agenti di intelligenza artificiale sono emersi in vari settori e la produttività di coloro che li utilizzano è notevolmente migliorata». Con queste parole, vuole mettere in evidenza che anche le risorse umane — tradizionalmente viste come un ambito fortemente umano, qualitativo e complesso — possono essere potenziate da tecnologie IA, senza che ciò significhi automatizzare “l’umano” in modo meccanico, ma semmai offrire nuovi strumenti per rafforzare l’efficacia dei responsabili HR, alleggerire i compiti più ripetitivi o laboriosi, e consentire un focus maggiore sui momenti decisionali e strategici.

Questa trasformazione, se realizzata con attenzione, ha potenzialità notevoli: immaginate un recruiter che non deve più costruire manualmente decine di filtri, ma che può semplicemente dire all’agente IA “cerco un ingegnere software con almeno tre anni di esperienza, che abbia lavorato in startup, abbia mostrato capacità di leadership e desideri entrare in un’azienda in crescita”, e ricevere un elenco di candidati selezionati con motivazioni chiare fornite dall’IA. Il reclutatore può così confrontare, approfondire, decidere. Non si tratta di sostituirlo, ma di renderlo più efficiente.

Di Fantasy