In un futuro non troppo distante, le nostre interfacce tecnologiche potrebbero essere collegate direttamente ai nostri pensieri, andando oltre i metodi tradizionali come touchscreen e tastiere.
Anche se non siamo ancora completamente lì, stiamo facendo passi da gigante. Gli scienziati di Meta Platforms, l’azienda dietro giganti come Facebook e Instagram, hanno svelato “Image Decoder”. Questa innovativa applicazione di deep learning, basata sul modello open source DINOv2 di Meta, trasforma l’attività cerebrale in rappresentazioni visive di ciò a cui una persona sta pensando o guardando, quasi in tempo reale.
Per dare un’idea: se uno scienziato di Meta fosse in un luogo remoto e utilizzasse Image Decoder, potrebbe “vedere” ciò che una persona sta visualizzando o immaginando, basandosi solo sulla sua attività cerebrale, a patto che questa persona sia monitorata con attrezzatura di neuroimaging come una macchina MEG.
Questo lavoro rivoluzionario, condotto dal laboratorio di ricerca sull’intelligenza artificiale di Facebook (FAIR) e dall’Università PSL di Parigi, è stato dettagliatamente esposto in una recente pubblicazione.
L’intento dietro questa ricerca, secondo una dichiarazione di Meta, è di sondare i misteri dell’intelligenza umana e di capire come questa possa integrarsi o differenziarsi dai moderni algoritmi di apprendimento.
Alla base di Image Decoder c’è l’intersezione di due ambiti: l’apprendimento automatico, con particolare attenzione all’apprendimento profondo, e la magnetoencefalografia (MEG) – una tecnica che registra l’attività cerebrale esternamente. La squadra ha addestrato il loro algoritmo con una vasta quantità di dati MEG, utilizzando DINOv2, un modello noto che Meta ha reso disponibile nel 2023.
Nonostante il sistema non sia ancora perfetto, i risultati iniziali sono promettenti. Ad esempio, il sistema ha identificato con successo immagini come broccoli e altoparlanti con un’alta precisione, ma ha avuto più difficoltà con immagini più complesse come tacos e guacamole.
Ovviamente, ci sono preoccupazioni etiche. L’idea di “leggere” la mente delle persone solleva questioni sulla privacy e sulla sicurezza. Sebbene la tecnologia non possa ancora decifrare le immagini mentali senza il consenso del soggetto, la sua esistenza pone interrogativi fondamentali sul futuro della privacy mentale.
In conclusione, mentre l’Image Decoder rappresenta un salto significativo nel campo della neurotecnologia, ci sono ancora molte questioni etiche e tecniche da risolvere prima che possa essere ampiamente adottato.