Nel mondo dei chatbot LLM, sembra che le grandi aziende tech abbiano deciso di giocare a “Chi sceglie il nome più strano”. Dimenticate i nomi umanizzanti come Alexa, Siri e Cortana; ora è tutto un fiorire di denominazioni che suonano più come nomi di robot di un film di fantascienza.
Prendiamo ChatGPT, per esempio. Pare che Sam Altman di OpenAI lo abbia scelto apposta per farci capire che stiamo chattando con un’intelligenza artificiale, non con il nostro vicino di casa. L’obiettivo? Evitare di finire in una versione realistica di “Her” e mantenere chiara la linea tra umani e AI. Nel frattempo, il GPT Store di OpenAI è come un parco giochi di amici AI – ma senza nomi umani, per favore!
Poi c’è Google, che ha fatto una mossa da vero stuntman del marketing rinominando il suo chatbot AI generativo da Bard a Gemini. Mentre Bard suonava poetico e creativo (un saluto a Shakespeare, forse?), Gemini sembra più un nome per un programma spaziale o una nuova linea di gioielli di lusso. Per non parlare della fusione di Google Brain e DeepMind in Google DeepMind, che ha portato alla nascita del progetto Gemini – un po’ come una riunione di famiglia, ma con più intelligenza artificiale e meno torte.
Microsoft, nel frattempo, ha deciso che “Bing Chat” non era abbastanza figo e l’ha trasformato in “Copilot”. Sì, proprio come il copilota di un aereo, ma senza la possibilità di servirti un caffè. Ora tutto quello che è AI in Microsoft si chiama Copilot, e hanno persino creato un tasto Copilot sulla tastiera. Parliamo di impegno!
In tutto questo, la domanda sorge spontanea: ma perché è così difficile dare un nome decente a un’intelligenza artificiale? Tra nomi che suonano come pseudonimi da hacker e altri che sembrano usciti da un libro di astrologia, sembra che il mondo dei chatbot LLM stia vivendo un’identità in crisi. Chissà, forse il prossimo grande nome sarà ispirato da un cibo? “Pasta AI”, chi lo sa!