Daron Acemoglu, economista del Massachusetts Institute of Technology (MIT) e premio Nobel, ha recentemente espresso preoccupazioni riguardo alla rapida evoluzione dell’intelligenza artificiale (AI) e alle sue implicazioni economiche e sociali.
In un’intervista del 6 dicembre 2024 con MIT News, Acemoglu ha sottolineato che l’attuale velocità di sviluppo dell’AI è in gran parte guidata dagli interessi di investitori e aziende, portando a un’adozione prematura della tecnologia senza una chiara comprensione delle sue applicazioni pratiche.
Acemoglu ha utilizzato una metafora automobilistica per illustrare la situazione: “Guidare a 200 miglia orarie rende estremamente difficile cambiare direzione di 180 gradi. Più si accelera, meno è probabile che si possa correggere la rotta dell’AI”. Ha inoltre criticato l’approccio del “fondamentalismo di mercato e tecnologico”, che promuove una corsa inarrestabile verso l’innovazione senza considerare le potenziali conseguenze negative.
L’economista ha evidenziato la necessità di un intervento governativo per regolamentare l’introduzione graduale dell’AI, al fine di evitare danni e insidie. Ha suggerito che una riduzione dell’hype mediatico sull’AI potrebbe contribuire a diminuire l’urgenza percepita, permettendo una riflessione più ponderata sull’implementazione della tecnologia. Acemoglu ha anche previsto che, una volta che le aziende si renderanno conto che l’AI non porta immediatamente ai profitti sperati, l’entusiasmo potrebbe diminuire, favorendo un approccio più equilibrato.
In precedenza, Acemoglu aveva stimato che solo il 5% delle professioni sarà significativamente influenzato o sostituito dall’AI nei prossimi dieci anni, mettendo in dubbio l’idea di una rivoluzione economica imminente guidata dall’automazione. Ha avvertito che molte aziende potrebbero investire ingenti somme nell’AI senza ottenere i ritorni desiderati, portando a perdite finanziarie.
Co-autore del bestseller “Perché le nazioni falliscono”, Acemoglu è riconosciuto per le sue analisi sulle disparità economiche globali. La sua esperienza nell’automazione lo rende una voce autorevole nel dibattito sull’impatto dell’AI sull’economia e sulla società. Le sue recenti dichiarazioni servono da monito contro una corsa sfrenata verso l’adozione dell’AI, sottolineando l’importanza di un approccio più cauto e regolamentato per garantire che l’innovazione tecnologica avvantaggi l’intera società senza causare danni imprevisti.