Chegg, nota azienda statunitense nel settore dell’educational technology, ha avviato un’azione legale contro Google, accusando il colosso tecnologico di aver causato una significativa diminuzione del traffico sul proprio sito web e una conseguente perdita di ricavi attraverso l’implementazione della funzione di ricerca basata sull’intelligenza artificiale denominata “AI Overview”.
Chegg, fondata nel 2005, ha guadagnato popolarità offrendo servizi di supporto agli studenti, tra cui soluzioni per compiti e materiali didattici. Con l’avvento di ChatGPT e di altri strumenti di intelligenza artificiale generativa, l’azienda ha iniziato a riscontrare una diminuzione nell’acquisizione di nuovi utenti, poiché gli studenti hanno iniziato a rivolgersi a queste nuove piattaforme per ottenere risposte e assistenza. Questo cambiamento nelle abitudini degli utenti ha portato a un drastico calo del valore delle azioni di Chegg, con una perdita del 95% rispetto ai picchi precedenti.
Nel tentativo di migliorare l’esperienza utente, Google ha introdotto la funzione “AI Overview”, progettata per fornire risposte concise e dirette alle query degli utenti direttamente nella pagina dei risultati di ricerca. Sebbene questa funzionalità miri a rendere più efficiente la ricerca di informazioni, Chegg sostiene che essa riduca la necessità per gli utenti di visitare siti web esterni, incluso il proprio, portando a una diminuzione del traffico e, di conseguenza, dei ricavi derivanti dalla pubblicità e dagli abbonamenti.
Nella causa presentata presso il tribunale distrettuale federale degli Stati Uniti, Chegg afferma che l’uso da parte di Google dei contenuti originali dell’azienda all’interno di “AI Overview” costituisce una violazione dei diritti d’autore e un’appropriazione indebita di proprietà intellettuale. Chegg sostiene che Google, presentando le informazioni direttamente nei risultati di ricerca, disincentiva gli utenti dal visitare il sito di origine, privando così l’azienda del traffico necessario per sostenere il proprio modello di business. Inoltre, Chegg accusa Google di trattenere ingiustamente i benefici economici derivanti dai contenuti prodotti da terzi, compromettendo la sostenibilità delle piattaforme che investono nella creazione di contenuti di qualità.
Un portavoce di Google ha respinto le accuse, definendole infondate. Secondo l’azienda, la funzione “AI Overview” è stata progettata per migliorare l’esperienza di ricerca degli utenti, fornendo risposte rapide e pertinenti, e allo stesso tempo indirizzando il traffico verso i siti web originali attraverso link diretti. Google sostiene che questa funzionalità possa, in realtà, aumentare le opportunità per i publisher di raggiungere un pubblico più vasto, migliorando la visibilità dei loro contenuti.
La disputa tra Chegg e Google mette in luce una tensione crescente tra le piattaforme che aggregano e presentano contenuti e i creatori originali di tali contenuti. Mentre le funzionalità basate sull’intelligenza artificiale possono migliorare l’accessibilità e la fruizione delle informazioni per gli utenti, esiste il rischio che possano erodere le fonti di reddito per i produttori di contenuti, minacciando la diversità e la qualità delle informazioni disponibili online.
Questo caso potrebbe stabilire un precedente significativo riguardo a come le tecnologie emergenti influenzano l’ecosistema digitale e i diritti dei creatori di contenuti. La risoluzione della controversia potrebbe portare a una ridefinizione delle pratiche di utilizzo dei contenuti da parte delle grandi piattaforme tecnologiche e a una maggiore tutela per le aziende che basano il proprio modello di business sulla produzione e distribuzione di contenuti originali.