Negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale (IA) ha fatto passi da gigante, entrando in settori che fino a poco tempo fa sembravano esclusivo appannaggio dell’ingegno umano. Uno di questi settori è il doppiaggio, un’arte in cui l’Italia vanta una tradizione d’eccellenza riconosciuta a livello mondiale. Tuttavia, l’avvento di tecnologie in grado di replicare voci umane ha sollevato preoccupazioni tra i professionisti del settore.​

Recentemente, dodici noti doppiatori e attori italiani hanno unito le forze in un video d’appello per sensibilizzare il pubblico e le istituzioni riguardo ai rischi associati all’uso dell’IA nel loro campo. Questo video, pubblicato il 1° marzo 2025 sul sito di iO Donna, rappresenta una presa di posizione forte e chiara contro l’utilizzo indiscriminato dell’intelligenza artificiale nel doppiaggio. ​

Nel video, i professionisti esprimono la loro preoccupazione per la possibilità che l’IA possa sostituire le voci umane, minacciando non solo il loro lavoro, ma anche la qualità artistica delle opere. Il doppiaggio non è una semplice traduzione vocale; richiede interpretazione, emozione e una profonda comprensione del personaggio. La paura è che l’uso dell’IA possa portare a una standardizzazione delle performance, privando il pubblico dell’autenticità e della profondità che solo un essere umano può offrire.​

Questa iniziativa si inserisce in un dibattito più ampio sull’impatto dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro e delle arti. Mentre l’IA offre indubbiamente vantaggi in termini di efficienza e produttività, è fondamentale riflettere sulle implicazioni etiche e occupazionali. I doppiatori italiani, con questo video, lanciano un monito: la tecnologia dovrebbe essere un supporto all’arte, non un suo sostituto.​

La speranza è che questo appello possa stimolare una discussione costruttiva tra professionisti, istituzioni e pubblico, al fine di trovare un equilibrio tra innovazione tecnologica e salvaguardia delle professioni artistiche. In gioco non c’è solo il futuro dei doppiatori, ma la qualità stessa delle produzioni culturali che consumiamo quotidianamente.

Di Fantasy