Durante il TED 2025 a Vancouver, Sam Altman, CEO di OpenAI, ha partecipato a un’intervista con Chris Anderson che ha suscitato discussioni globali. In un’ora di conversazione, Altman ha affrontato temi delicati come la rapida crescita di OpenAI, le sfide etiche dell’intelligenza artificiale e la responsabilità sociale delle aziende tecnologiche.
Altman ha rivelato che OpenAI ha raggiunto 800 milioni di utenti attivi settimanali, con una crescita che definisce “incredibile”. Ha sottolineato che i team sono “esausti e stressati” a causa dell’enorme richiesta, tanto che le GPU dell’azienda sono “in fiamme” per sostenere le nuove funzionalità di generazione di immagini. Ha anche ammesso di chiamare quotidianamente altre aziende per ottenere risorse computazionali.
Anderson ha sollevato la questione della trasformazione di OpenAI da laboratorio di ricerca no-profit a una compagnia valutata 300 miliardi di dollari. Altman ha difeso questa evoluzione, spiegando che la creazione di un’azienda era necessaria per finanziare lo sviluppo dell’AGI (intelligenza artificiale generale) e per affrontare le sfide pratiche legate alla distribuzione sicura della tecnologia.
Un momento particolarmente teso dell’intervista ha riguardato gli “agenti autonomi”, sistemi in grado di compiere azioni online per conto dell’utente. Altman ha riconosciuto che questi strumenti, come il nuovo “Operator” di OpenAI, rappresentano una delle sfide più grandi in termini di sicurezza. Ha sottolineato che l’azienda sta sviluppando un “framework di preparazione” per prevenire abusi, ma ha ammesso che la gestione di tali tecnologie è complessa e richiede un bilanciamento tra innovazione e precauzione.
Altman ha anche discusso della questione dei diritti d’autore nell’arte generata dall’IA. Ha annunciato che OpenAI sta lavorando a un sistema per compensare gli artisti i cui stili vengono emulati dai modelli di intelligenza artificiale. Questa iniziativa mira a riconoscere il valore del lavoro creativo umano nell’era digitale.
Riguardo all’AGI, Altman ha ammesso che all’interno di OpenAI non esiste una definizione univoca di cosa costituisca questa intelligenza artificiale avanzata. Ha paragonato la situazione a una battuta: “Se metti dieci ricercatori di OpenAI in una stanza e chiedi loro di definire l’AGI, ottieni quattordici definizioni”. Ha suggerito che, invece di cercare un momento preciso in cui l’AGI arriverà, dovremmo concentrarci sul continuo miglioramento e sull’adattamento dei modelli di IA.
L’intervista si è conclusa con una riflessione personale di Altman sul futuro. Ha immaginato un mondo in cui l’intelligenza artificiale supera quella umana, creando un’abbondanza materiale senza precedenti e un cambiamento rapido e straordinario. Ha anche osservato che suo figlio crescerà in un mondo in cui l’IA sarà onnipresente e mai meno intelligente degli esseri umani.