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L’intelligenza artificiale (IA) sta trasformando profondamente il nostro modo di comunicare, influenzando non solo la tecnologia ma anche la lingua stessa. Massimo Sideri, nel suo editoriale per il Corriere della Sera, esplora come l’uso crescente di strumenti come ChatGPT stia modellando il linguaggio quotidiano, portando a una semplificazione e standardizzazione delle espressioni linguistiche.

L’adozione diffusa di assistenti virtuali e chatbot ha introdotto un linguaggio più diretto e funzionale, spesso privo di sfumature emotive o stilistiche. Questo fenomeno è evidente anche nei contenuti accademici online, dove l’uso ripetuto di termini come “meticoloso”, “approfondire” e “esperto” sta diventando la norma. Tale uniformità linguistica, sebbene efficiente, rischia di ridurre la ricchezza espressiva e la varietà stilistica del linguaggio umano.

L’autore sottolinea come la crescente dipendenza dall’IA stia portando a una comunicazione più semplice e immediata, ma anche più superficiale. La capacità di sintetizzare informazioni complesse in pochi clic ha ridotto la necessità di riflessione profonda e di elaborazione linguistica articolata. Questo cambiamento potrebbe avere implicazioni significative sulla nostra capacità di pensare criticamente e di esprimere concetti complessi in modo articolato.

Sideri evidenzia anche il rischio di un’omogeneizzazione del linguaggio, dove le espressioni e i modi di dire si uniformano a modelli predefiniti dall’IA. Questa tendenza potrebbe portare a una perdita di diversità linguistica e culturale, con conseguente appiattimento delle identità linguistiche individuali e collettive.

Di Fantasy