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Lo scenario della finanza sostenibile è attraversato da luci e ombre: i criteri ESG — ambientali, sociali e di governance — sono stati per anni la bandiera della trasformazione responsabile delle imprese europee. Tuttavia, negli ultimi tempi, l’entusiasmo sembra aver rallentato: fondi ESG in flessione, nuove normative più stringenti e crisi globali che hanno spostato le priorità. In questo clima di incertezza, una domanda si fa strada: come rilanciare l’attenzione verso la sostenibilità, rendendo i criteri ESG più efficaci e credibili?

Una possibile risposta risiede nell’intelligenza artificiale. Se usata con rigore e trasparenza, l’AI ha il potenziale di trasformare la sostenibilità da semplice dichiarazione di intenti in un vero “sistema operativo”—capace di semplificare la raccolta dati, automatizzare la rendicontazione, individuare incongruenze e smascherare il greenwashing. Così, si rafforza la fiducia di investitori e stakeholder, e la sostenibilità diventa sostanza, non solo etichetta.

L’adozione di strumenti basati sull’AI è favorita da una crescita esplosiva del settore: secondo l’UNCTAD, il valore dell’intelligenza artificiale passerà da 189 miliardi di dollari nel 2023 a oltre 4.800 miliardi entro il 2033. In particolare, nel campo della finanza sostenibile, l’AI si sta affermando come un alleato decisivo.

Già oggi esistono piattaforme in grado di leggere automaticamente report ESG, metterli in relazione con dati di bilancio e indicatori reali, simulare scenari futuri — come l’introduzione di una carbon tax o le conseguenze di una crisi nelle catene di approvvigionamento — offrendo così strumenti predittivi preziosi per decisori aziendali e investitori.

Tuttavia, l’AI applicata all’ESG non è una panacea. Anzi, introduce nuovi rischi: può generare opacità se i modelli non sono trasparenti, perpetuare bias algoritmici e acuire i divari esistenti. Un esempio emblematico riguarda il genere: se il 63% delle iniziative ESG è guidato da donne, meno di un terzo dei team che sviluppano sistemi di AI include rappresentanza femminile. Una disparità che, senza correttivi, rischia di replicare ingiustizie nel cuore della tecnologia che dovrebbe promuovere l’equità e il cambiamento positivo.

Perché l’AI diventi davvero leva per la sostenibilità, tre condizioni sono imprescindibili:

  • Qualità dei dati: nessun algoritmo può generare risultati affidabili senza dati solidi;
  • Trasparenza dei modelli: i sistemi devono essere verificabili, accessibili e comprensibili anche da chi non ha competenze tecniche specifiche;
  • Governance solida: sono necessari standard condivisi, regole chiare e un controllo pluralistico dello sviluppo e dell’uso dell’AI in ambito ESG.

Solo così l’intelligenza artificiale può essere più di uno strumento: può diventare un vero alleato strategico nella costruzione di un futuro sostenibile — trasformando le promesse green in risultati concreti, misurabili e giusti per tutti.

Di Fantasy