Il 20 agosto 2025, con una rapidità che ha sorpreso molti, il Parlamento indiano ha approvato il Promotion and Regulation of Online Gaming Bill, 2025—un provvedimento che introduce un divieto totale sui giochi online con denaro reale. In poche ore, l’intero settore — fantasy sport, poker, rummy, e simili — si è ritrovato sotto scacco: piattaforme come Dream11, MPL, PokerBaazi e molte altre hanno dovuto sospendere immediatamente tutte le attività a pagamento.
Ma cosa significa tutto questo per l’intelligenza artificiale, che da tempo aveva trovato un ruolo finora mai tanto sottile quanto cruciale in questo segmento di mercato?
Contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, i giochi con soldi reali non si nutrivano di modelli predittivi sofisticati o di IA deputate a prendere decisioni strategiche come un avversario umano. La loro meccanica era, nella maggior parte dei casi, un intreccio di regole predefinite, competenza dell’utente, elementi di casualità e, in certi casi, puro azzardo.
Eppure, l’intelligenza artificiale non era assente: come un artigiano nell’ombra, si celava dietro le quinte, modellando l’esperienza utente, selezionando i giocatori quando era ora di promuovere offerte, personalizzando notifiche, ottimizzando operazioni sofisticate e conducendo analisi di mercato che alimentavano strategie aziendali.
Con il divieto entrato in vigore, quel silenzioso ingranaggio ha perso il suo scopo. L’AI — per quanto raffinata — si è ritrovata priva della sua linfa: l’ecosistema dei giochi con denaro reale, che l’aveva fatta crescere, ora ne compromette il futuro.
L’impatto è stato immediato: fino al 95% dei ricavi di colossi come Dream11 è evaporato in un solo colpo. Start-up e giganti del settore si trovano a fronteggiare un nuovo scenario, dove la tecnologia deve reinventarsi al di là della mera monetizzazione gamificata.
Il valore di mercato di questo comparto, che si proiettava verso i miliardi di dollari entro la fine del decennio, si è fermato bruscamente. E con esso, si è arrestata una macchina che stava alimentando innovazione — anche tecnologica — sostenuta da investitori internazionali come Tiger Global o Peak X.
Con i piattaforme legali in pieno stop, è esplosa una vera e propria fuga verso siti offshore. Alcune piattaforme estere — come Parimatch, 1XBet o RajaBets — stanno approfittando della situazione, offrendo bonus spaziali per attirare gli utenti rimasti senza alternative indiane.
Nel contempo, le società colpite stanno reagendo. Dream Sports, per esempio, ha dichiarato che non intende impugnare legalmente la legge, ma punta a riposizionarsi su prodotti alternativi: dall’e‑sports al coinvolgimento di fan, fino all’uso dell’intelligenza artificiale in nuovi ambiti, come creator economy, sport analytics, merchandising e commercio legato allo sport.
Il nuovo quadro normativo non si limita a vietare: prevede anche la creazione di un’autorità regolatoria, la National Online Gaming Commission, incaricata di classificare i giochi, concedere licenze, proteggere gli utenti e promuovere discipline come e‑sports o giochi educativi, considerati benefici per la comunità.
In sostanza, il legislatore vuole tutelare i cittadini dall’azzardo predatorio, favorendo forme di intrattenimento più salutari e sostenibili. Ma la vera domanda resta quelle dell’AI: senza il motore dei giochi a pagamento, come ripartire?
In questa tempesta normativa, il ruolo dell’intelligenza artificiale non è affatto scomparso. Al contrario: emerge la sua importanza strutturale. Perché se esiste un percorso per il futuro dei gaming tech — un futuro più etico, regolato, orientato all’interazione piuttosto che al profitto veloce — l’AI potrà guidarlo, grazie alla sua adattabilità.
Non è un “game over” per l’intelligenza artificiale: è un invito a reinventarsi, a trovare nuovi veri punti di applicazione. Meglio restare protagonisti, con l’ingegno e la creatività che solo la tecnologia sa trasformare in valore umano.