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Nel vasto panorama delle regole digitali che stanno ridefinendo la nostra vita online, eIDAS 2.0 è uno dei cambiamenti più rilevanti per il modo in cui identità, fiducia e verifica verranno gestite nell’Unione Europea nei prossimi anni. Jumio, azienda specializzata in tecnologie per l’identità digitale basata su biometria, automazione e intelligenza artificiale, ha annunciato un passo decisivo: il suo supporto per gli eID conformi al regolamento eIDAS in ben sedici Paesi europei. Questo significa che le imprese non solo possono iniziare da subito ad accettare le nuove identità digitali nazionali (eID e portafogli digitali), ma possono farlo con uno strumento che lascia loro poco da inventare, perché Jumio ha già fatto il lavoro preparatorio.

Secondo quanto stabilisce eIDAS 2.0, entro il 2026 ogni Stato membro dell’Unione dovrà dotare i suoi cittadini di portafogli digitali per l’identità, strumenti ufficiali che consentano di dimostrare chi si è online in modo digitale, sicuro e standardizzato. Un anno dopo, nel 2027, alcune imprese operanti in settori regolamentati — come la finanza, la salute, l’energia, le telecomunicazioni, l’istruzione — o quelle classificate come piattaforme online molto grandi (VLOPs), dovranno obbligatoriamente accettare questi portafogli digitali negli scambi con i propri clienti. L’elemento più significativo però non è solo la scadenza, ma il fatto che, molto prima dell’obbligo, le aziende stanno già muovendosi per adeguarsi, spingendo sull’adozione anticipata. Per loro non è solo una questione di rispetto normativo, ma di vantaggio competitivo: offrire procedure di identificazione più rapide, più ufficiali, più rassicuranti ai propri utenti.

Jumio entra in scena come partner che permette alle imprese di anticipare questo futuro, abbattendo molti degli ostacoli che generalmente accompagnano il passaggio a sistemi digitali regolamentati. Tra le sue carte vincenti c’è la capacità di accettare già oggi tanti eID nazionali provenienti da oltre una dozzina di Paesi che hanno già emesso identità digitali e portafogli ufficiali prima della scadenza del 2026. Non solo: le imprese clienti non devono intraprendere complesse procedure di accreditamento per ogni singolo Paese — cosa che può essere costosa, lunga, piena di ostacoli tecnici o burocratici. Jumio ha già affrontato e completato molte di queste approvazioni normative per loro. Di conseguenza, chi utilizza i suoi SDK — strumenti software per integrare verifica identità via Web o via app mobile — può offrire all’utente finale l’opzione “usa il portafoglio digitale nazionale” praticamente subito, con meno rischi, con costi e complessità ridotte.

In più, Jumio non si limita a verificare documenti o certificati: arricchisce le informazioni con dati biometrici, controlli storici di verifica, segnalazioni di rischio di frode. In questo modo non solo si accerta che il documento sia autentico e conforme, ma che dietro l’identità digitale ci sia davvero una persona reale, migliorando la sicurezza, diminuendo le possibilità di errori o abusi.

Questo approccio promette benefici in più direzioni. Per gli utenti, vuol dire procedure più semplici, meno passaggi fastidiosi, meno frustrazione. Quando accedi a un servizio bancario, sanitario, o accademico online, e ti viene richiesto un riconoscimento dell’identità, potresti farlo tramite un portafoglio digitale nazionale invece che dover mandare scansioni, foto, documenti, attese. Per le aziende, è un’opportunità di essere viste come più sicure, moderne, compliant. Ridurre il rischio di frodi, aumentare la fiducia degli utenti, migliorare i tassi di conversione: sono tutti vantaggi concreti.

Inoltre, motori normativi come quelli dell’EU favoriscono chi è in regola: non si tratta solo di evitare sanzioni, ma di poter partecipare a mercati dove il rispetto delle regole sull’identità digitale sarà prerequisito. Essere pronti significa anche potersi muovere senza ritardi, cogliere opportunità in settori regolamentati.

Non è tutto automatico e facile. Il fatto che l’UE imponga certe scadenze non significa che tutti i Paesi, tutte le amministrazioni nazionali, tutte le infrastrutture digitali saranno pronte allo stesso modo. Alcune nazioni potrebbero avere ritardi nell’implementare portafogli digitali, oppure infrastrutture di autenticazione meno mature. Per le imprese, integrare sistemi che operano in sedici Paesi con diversi stessi standard ma anche con differenze, comporta attenzione: compatibilità tecnologica, policy locali, gestione delle eccezioni, privacy locale. Anche la percezione dell’utente è cruciale: fiducia, consapevolezza, accettazione dell’identità digitale richiedono che il nuovo strumento sia semplice, sicuro, trasparente.

C’è anche la questione della sicurezza, del rischio di abusi: più strumenti digitali ufficiali circolano, più serve che i sistemi che li verificano siano robusti, protetti da manipolazioni, che i processi biometrici non introducano vulnerabilità. E infine c’è il costo — non solo monetario, ma in termini di cambiamenti nei processi, formazione del personale, eventuali aggiornamenti tecnologici — che alcune aziende, specialmente PMI, potrebbero trovare impegnativo.

Guardando avanti, si può immaginare che nel giro di pochi anni l’identità digitale nazionale diventerà tanto comune quanto usare la carta di identità fisica o un documento rilevante per la firma: cioè, non qualcosa di eccezionale, ma parte del quotidiano digitale. Jumio sembra voler posizionarsi come facilitatore chiave di questa trasformazione: non solo fornendo la tecnologia, ma portando l’esperienza, le approvazioni, i controlli, mettendo le imprese in condizione di concentrarsi su cosa fare con l’identità digitale, non su come costruirla.

Per le imprese che già operano online in più Paesi europei — o che vorrebbero espandersi — l’appello è chiaro: meglio muoversi ora, utilizzare soluzioni già conformi, integrare l’eID digital wallet nazionale, prepararsi tecnicamente e legalmente, piuttosto che rincorrere all’ultimo momento. Per gli utenti, questa evoluzione può portare a un’esperienza digitale più fluida, più sicura, che rende meno macchinosa l’interazione con servizi essenziali.

Di Fantasy