In un mondo dove i robot non sono più solo macchine da fabbrica, ma aspirano a muoversi, tastare, sentire – praticamente avvicinarsi a quello che gli umani chiamano “esperienza del corpo” – ogni sensore conta. Ecco che Aidin Robotics, azienda sudcoreana con solide radici accademiche e tecniche, ha scelto di presentare qualcosa che va oltre il puro atto di muovere un braccio robotico: vuole dare ai robot umanoidi la capacità di percepire forze, contatti, pressioni, equilibrio – come se avessero una pelle, come se potessero “sentire”.
Dal 27 al 2 ottobre, a Seul, durante la conferenza 2025 CoRL e Humanoid International Conference (eventi IEEE presso la COEX Grand Ballroom), Aidin presenterà tre nuovi prodotti che promettono di innalzare il livello del feedback sensoriale nei robot umanoidi: un sensore tattile per le punte delle dita (ATT), un sensore forza/coppia a 3 assi per la caviglia (serie 3FT1000/2000), e un sensore forza/coppia a 6 assi per il polso o altre articolazioni (AFT150-D50).
Cosa sono questi nuovi sensori e cosa promettono davvero:
- Sensore tattile per la punta delle dita – ATT
Questo è il tipo di sensore che permette al robot di leggere non solo “c’è contatto/non c’è”, ma “dove è il contatto sulla superficie”, “quanto è distribuita la forza su più punti”. Montato su dita o palmo, con molte cellule tattili, servirà per afferrare oggetti delicati, capire come stringe, prevenire danni — immagina un robot che sa se sta sfiorando un bicchiere di vetro fragile o se sta premendo troppo un oggetto soffice. È come dare alla pelle robotica una certa sensibilità: il tatto diventa dettaglio, non solo rumore. - Sensore Forza/Coppia a 3 assi per la caviglia – 3FT1000/2000
Qui si parla di supporto all’equilibrio e al cammino. Il sensore misurerà forze in tre direzioni, rotazioni (coppie), e il baricentro applicato alla pianta del piede. Può arrivare a forze fino a 2000 N — un valore non trascurabile, utile per robot umanoidi che vogliono camminare, fare passi realistici, non cadere al primo terreno irregolare. Con questo sensore, il robot può “sentire” come il terreno lo spinge, come il peso si distribuisce, come reagire alla spinta del suolo sotto di sé. È un pezzo cruciale per camminate stabili, reazioni rapide a cambi improvvisi, superfici inclinate o sdrucciolevoli. - Sensore Forza/Coppia a 6 assi per il polso/articolazioni – AFT150-D50
Questo è il più sofisticato dei tre. Con sei assi di misurazione (forze + momenti lungo vari assi), dotato di struttura a foro cavo e design compatto, è pensato per posti difficili come il polso o articolazioni piccole. Serve quando servono movimenti articolati, precisi: per esempio, nella mano robotica che afferra oggetti, cambia orientazione, svolge compiti delicati. Essere compatto è fondamentale: nei robot umanoidi lo spazio è limitato, i cablaggi, i motori, le articolazioni sono tutti stretti e vicini — un sensore enorme non ci starebbe.
Aidin Robotics non è un nome sconosciuto: da anni produce sensori di forza/coppia (force/torque sensors), sensori di coppia articolare (joint torque), sensori miniaturizzati, mani robotiche, gripper intelligenti. Il loro catalogo include già sensori a 6 assi (serie AFT, ad esempio l’AFT200) per uso al polso, bracci robotici e applicazioni industriali.
Per esempio, uno dei loro modelli attivi è l’AFT200, Smart 6-axis Force Torque Sensor, capace di uscita digitale, varie interfacce (CAN, EtherNET/IP, EtherCAT), con buona resistenza agli agenti ambientali (polvere, acqua, scariche elettrostatiche) e adatto sia per applicazioni collaborative sia industriali.
Questo nuovo annuncio va oltre ciò: non solo il sensore di forza/coppia per articolazioni intermedie, ma anche sensori tattili sulle dita e speciali misurazioni per la caviglia, ambiti finora meno esplorati, almeno in modo integrato in robot umanoidi operativi.
Aidin ha annunciato che tra i tre nuovi prodotti il primo che verrà lanciato concretamente sarà il sensore di forza/coppia a 6 assi (AFT150-D50) già dalla conferenza di Seul. Gli altri due (3 assi e sensore tattile) dovrebbero arrivare ufficialmente nella prima metà del 2026. Questo significa che già da adesso i ricercatori potranno vederli, testarli, integrarli, ma per uso commerciale o su scala più ampia bisognerà aspettare qualche mese.