In un mondo in cui l’IA diventa sempre più una compagna di programmazione — suggerendo righe di codice, correggendo bug, generando patch — è inevitabile confrontare chi, tra i vari assistenti AI, stia effettivamente dominando la scena. Recentemente, The Information ha pubblicato un articolo che riporta dati della startup Modu secondo cui OpenAI Codex avrebbe raggiunto e superato Claude Code nel terreno delicato delle pull request approvate dagli sviluppatori. È un segnale che, se confermato, potrebbe indicare una svolta nel bilanciamento delle forze tra i maggiori protagonisti dell’AI per sviluppatori.
Secondo Modu, che analizza oltre 300.000 pull request, il tasso di approvazione del codice generato da Codex è del 74,3%, leggermente superiore al 73,7% attribuito a Claude Code. Questo scarto, pur piccolo, è significativo in un contesto dove ogni punto percentuale può tradursi in grandi differenze di affidabilità percepita da chi valuta il codice lasciato “da macchina”.
Per la startup Modu — nata quest’anno con l’obiettivo di servire come “hub” per strumenti di coding AI multipli (Codex, Claude Code, Cursor, Devin) — questa metrica si presta come una specie di “termometro di mercato”. Il cofondatore Brexton Palm ha dichiarato che l’aumento di performance di Codex è strettamente legato al rilascio di GPT-5-Codex, avvenuto nel mese precedente. Secondo Palm, il tasso di approvazione medio di Codex era precedentemente intorno al 69%, e si è quindi assistito a un salto nel rendimento.
Eppure, come spesso accade in queste competizioni, i numeri presentano opportunità e ambiguità. Da un lato c’è la vittoria simbolica: Codex conquista un vantaggio, anche se minuscolo, su Claude Code. Dall’altro lato, Claude mantiene una presenza forte e diffusa: secondo il registro NPM, Claude Code continua a vantare oltre 5 milioni di download settimanali, mentre Codex ne totalizza circa 190.000. È un divario che parla di diffusione e fiducia della comunità, non solo di efficienza in test controllati.
Un altro aspetto interessante è come viene misurato “successo” nelle pratiche reali. Modu riferisce che il 32% delle richieste complete su piattaforme multiple sono state generate da Claude Code, contro il 24,9% attribuito a Codex. Tuttavia, dopo l’aggiornamento con GPT-5, Codex ha guadagnato 5 punti percentuali in questa metrica. Ciò suggerisce che, oltre al tasso di accettazione, è in gioco la quota di utilizzo e presenza nel flusso degli sviluppatori.
Un ulteriore punto che Modu solleva è il costo e l’accessibilità: i ricercatori sostengono che Codex, con l’introduzione di GPT-5, abbia guadagnato competitività anche grazie al prezzo. Claude Code era noto per un’impostazione “premium” con costi piuttosto alti, descritti da alcuni come un “lusso da boutique”. Palm afferma che molti sviluppatori ritengono che, nel tempo, i costi dei tool AI si abbasseranno, e che l’investimento in uno strumento potente oggi è preferibile a “ingaggiare ingegneri in più” in futuro.
Non è tutto in favore di Codex, naturalmente. Claude Code mantiene punti di forza nei contesti più complessi, nei compiti che richiedono ragionamento multi-step, nei refactoring intricati o nelle integrazioni delicate con codice esistente. Alcuni utenti segnalano che le proposte di Claude risultano più “chirurgiche”, focalizzate e meno invasive, mentre Codex può affrettarsi nei casi facili ma perdere precisione nei casi complessi.
Questa competizione non è solo tra modelli, ma tra filosofie: Claude appare costruito per essere un collaboratore “intelligente ma cauto”, uno strumento che chiede verifiche umane, mentre Codex punta su efficacia, velocità e capacità di promuovere automazione più spinta. In un mondo dove gli sviluppatori cercano di ridurre i passaggi manuali, chi riesce a bilanciare affidabilità e rapidità può guadagnare terreno.
Se Codex continua a migliorare nelle aree complesse, e Claude evolve verso maggiore flessibilità, potremmo assistere presto a una convergenza in cui la differenza non sarà più “chi vince”, ma “quanta sinergia riescono a portare agli sviluppatori nel quotidiano”.