Nel cuore del settore industriale italiano, tra innovazione tecnologica e trasformazione digitale, emerge la storia del Gruppo De’ Longhi e del suo approccio pragmatico all’intelligenza artificiale, raccontata attraverso le parole di Debora Guma, Global Chief Information Officer dell’azienda veneta. In un momento storico in cui molte organizzazioni parlano di IA in termini teorici o futuristici, De’ Longhi ha scelto di mettere in pratica questi concetti concretamente, integrando strumenti e metodologie che permettano non soltanto di digitalizzare processi, ma di creare valore tangibile e misurabile all’interno della propria struttura.
Il punto di partenza, come racconta Guma, è stato un cambiamento culturale e metodologico. L’azienda ha deciso di distribuire internamente Gemini, lo strumento di IA generativa di Google, a tutti i dipendenti in ruoli white collar, con l’obiettivo dichiarato di migliorare la produttività quotidiana e i flussi di lavoro. Questo utilizzo esteso e spontaneo da parte dei lavoratori ha rappresentato un primo segnale importante: quando gli strumenti tecnologici rispondono a esigenze reali, le persone li adottano con naturalezza, rendendo evidente il loro valore. Un sondaggio interno ha infatti mostrato un utilizzo giornaliero superiore al 70%, un dato che, secondo Guma, testimonia chiaramente l’efficacia dell’iniziativa.
Ma l’adozione di strumenti non è stata un fine in sé. De’ Longhi ha voluto coinvolgere attivamente la propria organizzazione in un processo di ideazione collettiva, lanciando una call interna per raccogliere proposte di applicazione dell’intelligenza artificiale. L’azienda ha ricevuto più di duecento idee dai suoi dipendenti, un risultato che non solo ha rivelato un potenziale creativo interno, ma ha anche fornito un terreno fertile per sviluppare progetti pilota secondo un modello di prioritizzazione ispirato a criteri rigorosi, come quelli del modello Gartner Prism. Fondamentale in questa fase è stata la richiesta di indicare KPI misurabili per ogni proposta, per evitare derive entusiastiche non supportate da risultati concreti e per mantenere un focus chiaro su ciò che davvero poteva portare benefici reali all’azienda.
Tra i progetti più avanzati c’è quello della visione artificiale applicata alla produzione nello stabilimento di Mignagola, dove sistemi basati sul riconoscimento delle immagini sono stati sviluppati per individuare difetti nei processi di produzione delle macchine da caffè. Questo strumento non solo ha aumentato in modo significativo i punti di controllo della qualità, ma ha anche elevato la precisione delle rilevazioni, capace di cogliere imperfezioni anche nei microcomponenti. Parallelamente, è stato implementato un chatbot per l’assistenza tecnica, sviluppato completamente internamente, che ha già portato a una riduzione significativa delle chiamate al servizio clienti grazie alla capacità di risolvere autonomamente una buona parte delle richieste, e che è stato esteso ai principali mercati anglofoni.
Questa capacità di coniugare tecnologia e valore reale è strettamente collegata alla scelta strategica di privilegiare l’insourcing delle attività IT. Circa il 90% delle soluzioni e delle attività digitali è sviluppato internamente dal team IT del Gruppo De’ Longhi, una decisione che ha permesso di contenere i costi e di canalizzare gli investimenti soprattutto nella formazione e nell’aggiornamento delle competenze interne. Questa scelta differenzia De’ Longhi da molte altre aziende che spesso si affidano a piattaforme esterne molto costose, mostrando come sia possibile ottenere risultati concreti senza necessariamente ricorrere a investimenti esagerati.
La visione dell’intelligenza artificiale adottata dal Gruppo va oltre l’automazione: l’obiettivo è costruire una capacità predittiva avanzata, passando da una semplice analisi dei dati a posteriori a una vera e propria business intelligence evoluta, capace di guidare scelte strategiche in modo più efficace. La creazione di una piattaforma interna di customer data, ad esempio, mira a raccogliere e interpretare i dati dei clienti in modo sinergico e rispettoso della privacy, fornendo alle diverse aree aziendali informazioni utili a orientare decisioni di produzione, marketing e sviluppo.
De’ Longhi ha scelto un approccio graduale e pragmatico, concentrandosi su iniziative che portano valore misurabile. Come sottolinea Guma, molte delle narrazioni sull’IA non riflettono la realtà delle aziende e rischiano di creare false aspettative o inutili paure; per questo, procedere con cautela e con una visione chiara dei risultati attesi può essere la chiave per un’innovazione davvero efficace e sostenibile.
