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Il confronto geopolitico tra Stati Uniti e Repubblica Popolare Cinese ha trovato un nuovo, decisivo campo di battaglia: l’Intelligenza Artificiale (IA). Quella che è stata definita la nuova “guerra fredda” tecnologica sta entrando in una fase critica, con allarmi crescenti negli ambienti strategici e di sicurezza americani che prospettano un imminente sorpasso cinese. Secondo un rapporto del Center for Security Policy, un think tank conservatore statunitense, la corsa per il dominio globale dell’IA sarà decisa entro i prossimi cinque anni, e l’incapacità di assicurarsi il primato potrebbe relegare gli Stati Uniti a una “potenza di secondo piano” entro il 2030.

L’analisi, intitolata Codice e Paese, sottolinea come l’unica vera minaccia al continuo predominio statunitense nell’IA sia rappresentata proprio dalla Cina. Michael Waller, analista senior del Center for Security Policy, ha lanciato un monito drammatico, affermando che un eventuale dominio del Partito Comunista Cinese (PCC) sull’hardware e il software dell’IA entro il 2030 rappresenterebbe una “minaccia esistenziale per il futuro degli Stati Uniti e del mondo”.

Il cuore di questa preoccupazione non è solo tecnologico, ma etico e normativo. Waller sottolinea che mentre l’IA sviluppata negli Stati Uniti tende ad aderire a standard etici basati su filosofie morali trascendenti, l’etica del PCC è costruita per sostenere la purezza ideologica, la disciplina e la legittimità richieste dalla leadership del partito. Il rischio è che, diventando leader mondiale nell’IA, il PCC possa dominare gli standard tecnologici a livello globale. In questo scenario, le aziende americane e occidentali sarebbero costrette ad adattare le loro tecnologie a quelle sviluppate sotto l’egida cinese, e non viceversa, imponendo di fatto una visione del mondo e un sistema di valori diametralmente opposto.

La strategia cinese per raggiungere questo obiettivo è multiforme. Da un lato, il PCC sta coordinando le aziende nazionali per inondare il mercato globale con sistemi di Intelligenza Artificiale accessibili e di alta qualità. Questa mossa è facilitata dall’attuazione simultanea di politiche open source da parte del governo e delle aziende cinesi a partire dall’anno scorso, un’iniziativa che, secondo gli esperti, non sarebbe stata possibile senza una spinta nazionale. L’obiettivo è quello di estromettere le aziende americane dal mercato globale facendo leva sul prezzo e sull’accessibilità.

Dall’altro lato, i progressi nell’IA sono direttamente collegati al rafforzamento della potenza militare cinese, l’Esercito Popolare di Liberazione (PLA). L’IA sta per mettere alla prova gli Stati Uniti in tutti i settori militari, in particolare nelle armi autonome, nella rapida presa di decisioni sul campo di battaglia e nella stretta integrazione delle innovazioni civili nei sistemi d’arma. Il PLA ha già padroneggiato tecnologie per tracciare e distruggere obiettivi con un intervento umano minimo, impiegando in successione droni, veicoli robotici e cani robot. Nonostante i robot da combattimento umanoidi—che il PCC chiama “super soldati”—siano ancora agli inizi, sono progettati per operare in unità operative, prefigurando scenari di guerra completamente automatizzati.

La preoccupazione per un possibile sorpasso tecnologico si riflette anche nelle crescenti tensioni sulle esportazioni di chip. Waller ha espresso profonda preoccupazione per il fatto che la Cina controlli i componenti fisici necessari per costruire l’hardware basato sull’IA. In un clima di allarme, anche la recente decisione dell’amministrazione Trump di consentire l’esportazione verso la Cina di chip personalizzati con prestazioni ben al di sotto di quelle dell’innovativo Blackwell di Nvidia, ha suscitato opposizione negli ambienti più conservatori che ritengono pericolosa qualsiasi concessione.

Waller ha concluso con una visione del futuro distopica ma plausibile: “Se permettiamo alla Cina di dominare il mercato dell’intelligenza artificiale, gli Stati Uniti perderanno tutto. Se la Cina domina il mercato globale e stabilisce standard globali, alla fine lavoreremo per il Partito Comunista Cinese”. L’IA, con la sua capacità di raccogliere e inferire dati su tutto e tutti, in mani non eticamente allineate con gli standard occidentali, rappresenta una forza in grado di plasmare la realtà su una scala “più grande di qualsiasi cosa avessimo mai immaginato”. La posta in gioco, insomma, non è solo economica o militare, ma la futura egemonia politica e morale del mondo.

Di Fantasy