Nell’era digitale, l’intelligenza artificiale (IA) sta ridefinendo il nostro modo di comunicare e interagire. Tuttavia, l’uso crescente di tecnologie basate sull’IA solleva preoccupazioni riguardo alla preservazione delle lingue e delle culture tradizionali. Il Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, ha recentemente espresso preoccupazioni sull’impatto dell’IA sulla lingua italiana, sottolineando i rischi di omologazione e impoverimento linguistico.
La lingua non è solo un mezzo di comunicazione, ma anche un veicolo di cultura, storia e identità nazionale. Mattarella ha enfatizzato che la lingua italiana è la chiave per accedere a un patrimonio culturale straordinario, che abbraccia scienza, arte e tradizioni. La ricchezza lessicale dell’italiano riflette la profondità e la diversità del pensiero e della creatività italiana.
Con l’avvento dell’IA, c’è il timore che le lingue minoritarie o regionali possano essere marginalizzate, mentre le lingue più diffuse, come l’inglese, potrebbero dominare gli algoritmi e le piattaforme digitali. Mattarella ha avvertito che l’uso intensivo dell’IA potrebbe ridurre il pluralismo linguistico, portando a un depauperamento del patrimonio culturale veicolato dalle lingue. Questo scenario potrebbe favorire l’adozione di neo-linguaggi funzionali esclusivamente all’operatività digitale, a scapito della ricchezza e della diversità linguistica tradizionale.
Per affrontare queste sfide, è essenziale promuovere una maggiore consapevolezza sull’importanza della diversità linguistica e culturale. Le politiche pubbliche dovrebbero incentivare l’inclusione delle lingue minoritarie e regionali nelle piattaforme digitali e nei sistemi di IA. Inoltre, gli educatori e i professionisti della lingua devono lavorare per preservare e valorizzare la ricchezza lessicale, incoraggiando l’uso corretto e creativo della lingua.