Anche i giganti della tecnologia possono sentirsi un passo indietro quando si tratta di nuovo, e l’intelligenza artificiale sembra essere il banco di prova più impegnativo. Apple, spesso preferita al ruolo di innovatrice silenziosa, negli ultimi mesi ha fatto qualche mossa a sorpresa sul tavolo dell’AI—avvicinandosi non soltanto a Perplexity, ma anche a Mistral. Eppure, il risultato sembra confermare un approccio cauto, quasi riluttante.
Secondo quanto riportato da The Information e rilanciato dall’AI Times il 27 agosto 2025, Apple ha intrapreso trattative di M&A con la giovane startup Mistral AI, pochi mesi dopo aver anch’essa esplorato la possibilità di acquisire Perplexity. Eppure, nonostante l’interesse iniziale, le trattative con Mistral — stimata intorno a un miliardo di dollari — non sono andate avanti. L’assenza di progressi è sintomatica di un atteggiamento strategico più moderato del solito.
È interessante osservare come, mesi prima, fossero emerse indiscrezioni su un possibile accordo con Perplexity: una voce che finora non ha portato a nulla. Oggi, né l’una né l’altra trattativa sembra aver prodotto risultati tangibili.
Eppure, Apple ha i mezzi per agire: con una liquidità stimata di circa 133 miliardi di dollari, la possibilità di una grande acquisizione non sarebbe un problema economico. Sembra però che, storicamente, l’azienda abbia sempre preferito le acquisizioni “morbide” piuttosto che protagonismi a suon di cifre multimiliardarie. L’ultima acquisizione che ha superato i cento milioni di dollari risale a molti anni fa.
Nel ruolo di “spinte internazionali”, a farsi avanti per un approccio più aggressivo è stato Tim Cook, sostenuto da Eddie Cue, vicepresidente responsabile dei servizi. Ma all’interno dell’azienda ci sarebbe stato chi, come Craig Federighi, titolare del comparto software, avrebbe invitato alla cautela: in passato anche l’acquisizione di Turi fu bollata come meno interessante, perché “il suo team poteva fare lo stesso da sé”.
A lamentarsi pubblicamente di questo atteggiamento è Matt Murphy di Menlo Ventures, che osserva come Apple — pur avendo le risorse e l’incisività necessaria — preferisca non rischiare troppo in campo AI. E aggiunge una critica pungente: “Apple teme che i nuovi ingressi non si adattino alla sua cultura”, un tema che sembra influire anche nel frenare le trattative importanti.
Siamo testimoni di un momento curioso: Apple, piattaforma di successo planetario, ha la potenzialità di conquistare un ruolo guida nel futuro dell’intelligenza artificiale. Eppure, sceglie un approccio tiepido, quasi sperimentale. Perfettamente coerente con la sua identità: non la prima a spingere, ma sicuramente tra le più attente a non sbagliare passo.
In questo bilanciamento tra prudenza e desiderio d’innovazione, si intravede una filosofia forte: resta salda la fiducia nella propria ingegneria interna, oppure si preferisce acquisire solo quando la causa è imperativa e conveniente. Ma se questo significa rimanere ai margini di un settore così vitale, Apple rischia di arrivare tardi, mentre per l’AI è un mondo che avanza alla velocità della luce.