Una nuvola di incredulità si è abbattuta su Torino in questi giorni, quando è arrivata la notizia: Cerence, la multinazionale statunitense specializzata in intelligenza artificiale conversazionale per automobili, ha deciso di chiudere la sua storica sede torinese, avviando la procedura di licenziamento collettivo per tutti i 54 dipendenti locali.

Il silenzio ha lasciato spazio a uno choc inevitabile. Non si tratta di operai: tra le scrivanie vuote lasceranno Torino ingegneri, linguisti, matematici — menti che rappresentavano la frontiera dell’innovazione, che alimentavano sistemi di interazione vocale tra uomo e macchina destinati a modelli di Stellantis, Mercedes, e non solo.

E quel che è più paradossale — sottolineano i sindacati — è che la decisione non nasce da una crisi del settore AI, che anzi è vivace: è piuttosto “l’incapacità del nostro Paese di rendersi attrattivo per nuove esperienze professionali e per investimenti di lungo periodo.”

Il peso della chiusura è grave anche sul piano simbolico: un colpo non solo all’indotto dell’automotive, ma a un pezzo del futuro della città, che si misura nel crocevia tra tradizione industriale e ambizione tecnologica.

Alcune voci sindacali, in modo vibrante, hanno chiesto l’urgenza di misure concrete da parte di istituzioni locali: il Comune e la Regione devono intervenire, secondo Slc-Cgil e Fistel-Cisl, per provare a evitare che la città si trasformi in “terra di dismissioni”, quando sta cercando di proporsi come polo strategico nazionale dell’AI.

Nel frattempo, i lavoratori hanno proclamato uno sciopero di 24 ore, un “primo pacchetto” di protesta collettiva. È il grido di chi, improvvisamente, si trova senza attività, ma con competenze che un tempo avevano fatto scintille nel cuore del gruppo Loquendo-Cselt, pioniera delle tecnologie vocali in Italia.

Quel che viene ora colto è il pericolo di lasciare un vuoto professionale e culturale: non è solo un nodo occupazionale, ma anche di visione. Torino si chiedeva se potesse diventare città dell’aiuto vocale, del riconoscimento linguistico, di modelli intelligenti. Ora quell’eco vacilla.

Di Fantasy