L’attesa battaglia legale tra Getty Images, il colosso mondiale delle stock photo, e Stability AI, l’azienda dietro il popolare modello di generazione di immagini Stable Diffusion, si è conclusa con una sentenza che ha deluso molti nel settore creativo e ha messo in luce le difficoltà nell’applicare le leggi sul copyright esistenti alla rivoluzione dell’Intelligenza Artificiale. L’Alta Corte di Londra ha stabilito a favore di Stability AI, non riuscendo a stabilire un precedente significativo che limitasse l’uso di opere protette da copyright per il training dei modelli di intelligenza artificiale.
Il cuore della decisione, emessa dalla giudice Joanna Smith, ruota attorno a una distinzione cruciale nella legge sul copyright. La giudice ha stabilito che un modello di intelligenza artificiale come Stable Diffusion, il quale non memorizza o copia le opere protette da copyright nella sua forma originale, non costituisce una “copia che viola i diritti d’autore”.
Questa sentenza si allinea in parte con recenti decisioni in tribunali statunitensi, come quella che ha coinvolto Antropic, dove l’atto di acquistare legittimamente un’opera (un libro) e utilizzarla per il training del modello è stato considerato un uso equo (fair use). Tuttavia, il tribunale ha anche riconosciuto, in linea con l’approccio americano, che l’uso di copie piratate per il training costituirebbe effettivamente una violazione.
Nel caso specifico, la corte britannica ha stabilito che l’addestramento dei modelli non costituiva un problema legale, a condizione che le immagini di Getty non venissero copiate o archiviate separatamente all’interno del modello stesso. Il modello di diffusione, in sostanza, impara i pattern e i concetti visivi, non memorizza l’immagine come un archivio digitale.
La causa, avviata da Getty Images nel gennaio 2023, accusava Stability AI di aver utilizzato milioni di immagini protette da copyright senza licenza per addestrare Stable Diffusion. Tuttavia, il processo si è ridotto drasticamente nel corso del tempo.
Inizialmente, Getty aveva dovuto ritirare alcune delle sue accuse di violazione del copyright non essendo riuscita a dimostrare in modo inequivocabile che il training del modello fosse avvenuto all’interno della giurisdizione del Regno Unito, complicando l’azione legale contro l’azienda britannica. Il procedimento è stato ulteriormente ridimensionato quando Getty non è riuscita a dimostrare che le immagini generate da Stable Diffusion fossero sostanzialmente identiche alle immagini originali di Getty.
Con la recente sentenza, anche l’accusa di violazione del copyright relativa ai dati di training è stata respinta. L’unica parziale vittoria per Getty Images è stata il riconoscimento, da parte del tribunale, che l’inclusione della filigrana (watermark) di Getty nei prodotti generati da Stable Diffusion costituiva una violazione del marchio. Questo accade quando l’AI riproduce, spesso in modo distorto o alterato, il logo o il watermark dell’azienda, sfruttando impropriamente la sua identità visiva.
La sentenza è stata accolta con profonda frustrazione da alcuni esperti legali e dal settore creativo. Ian Connor, specialista in proprietà intellettuale, ha criticato aspramente il verdetto, definendolo una “enorme farsa” e lamentando che la sentenza privi il Regno Unito di una decisione significativa e chiarificatrice sul training dei modelli di intelligenza artificiale. Nick Edgefulla, partner dello studio Simpkins, ha ribadito la frustrazione di molti professionisti creativi che temono che i loro contenuti vengano sfruttati senza adeguata remunerazione o consenso.
Nonostante la sconfitta nel Regno Unito, la battaglia legale tra Getty Images e Stability AI è ancora in corso negli Stati Uniti. Getty ha annunciato l’intenzione di rispecchiare il principio della violazione del marchio anche nella sua causa americana.