Chiudete gli occhi per un istante e lasciatevi cullare da un pensiero insolito: l’Universo, con i suoi moti profondi e lontani, ci sta parlando. Lo fa attraverso onde invisibili che attraversano lo spaziotempo e, seppure impercettibili, portano con sé la storia delle collisioni fra buchi neri, le fusione di stelle di neutroni, esplosioni colossali che hanno creato elementi come l’oro. Finora, ascoltare questi messaggi era un’impresa delicata, affidata a interferometri laser giganteschi e finemente calibrati come LIGO, Virgo, KAGRA. Ma ora, grazie a un’invenzione sorprendente – un tocco d’intelligenza artificiale – l’Universo si fa udire più chiaro che mai.
Un team internazionale, che unisce le menti del Gran Sasso Science Institute (GSSI), del Caltech e di Google DeepMind, ha progettato un algoritmo chiamato Deep Loop Shaping, in grado di ridurre il rumore nei sistemi di controllo degli interferometri fino a 30-100 volte rispetto ai metodi tradizionali. Pensate a un rumore leggero che si diffonde su uno specchio: l’IA lo ascolta centinaia di volte, impara, affina la sua risposta e infine “spegne” il disturbo, lasciando spazio solo al segnale puro dell’Universo.
Il risultato è straordinario: onde gravitazionali un tempo sommerse nel caos del rumore diventano “udibili”, più nitide, più chiare. Si allarga così il raggio della nostra attenzione cosmica, rendendo possibile percepire eventi più deboli e lontani di quanto avremmo osato sperare. Un sogno che si avvicina: più eventi rilevati, dati più ricchi, comprensioni più profonde.
Il fascino di questa innovazione sta anche nella sua natura collaborativa: frutto del dialogo tra fisici, esperti di machine learning e tecnici di laboratorio. Come sottolinea Jan Harms, tra i promotori del progetto, questa tecnica – nata con tenacia già nel 2014 – ora è applicabile in tempo reale sugli strumenti più sensibili mai costruiti. Il suo impiego ha già dato prova di sé nel rivelatore LIGO di Livingston, dimostrando che le simulazioni e l’applicazione in campo possono coesistere con eleganza ed efficacia.
E non è tutto: i vantaggi si proiettano sul futuro. Potenziati da questo algoritmo, i prossimi rivelatori – come il gigantesco Einstein Telescope in Europa, o il Cosmic Explorer negli Stati Uniti – vedranno la loro sensibilità moltiplicata, riuscendo a “ascoltare” un volume dell’Universo molto più esteso e con dettaglio fino a oggi impensabile.
Le applicazioni di Deep Loop Shaping, inoltre, vanno oltre l’astronomia: lo stesso concetto di controllo intelligente può aiutare nella navigazione di veicoli autonomi, nello sviluppo di robotica di precisione o nella produzione avanzata di microchip. Un piccolo nucleo di ricerca che si propaga in ambiti tecnologici diversi, con promesse concrete e orizzonti aperti.
Questa svolta arriva in un momento simbolico: siamo a pochi giorni dal decimo anniversario della prima confermata osservazione delle onde gravitazionali (14 settembre 2015), una scoperta che ha aperto una nuova finestra sul cosmo. È come se, oggi, quella finestra si spalancasse ancora di più, con l’IA che accende le luci e amplifica il suono fino a farci sentire l’Universo nella sua voce più intima.