L’intelligenza artificiale sta dividendo gli artisti, portando al dibattito sulla sua natura e sui diritti d’autore. Con la diffusione delle versioni beta di programmi di intelligenza artificiale come Dall-E, Stable Diffusion e Midjourney, la rete si è riempita di immagini digitali generate da software text-to-image, in grado di creare immagini in base a istruzioni scritte o dettate. Gli aggiornamenti continui dei programmi e la qualità dei risultati hanno portato a una rivoluzione paragonabile a quella dell’avvento della fotografia o della grafica digitale. Tuttavia, c’è un dibattito sulla regolamentazione delle società che producono questi software, poiché hanno raccolto miliardi di immagini senza chiedere il permesso a nessuno. Inoltre, la questione dei diritti d’autore è stata sollevata perché ogni immagine generata dall’intelligenza artificiale appartiene per una parte infinitesimale a ogni artista presente nel dataset. Infine, c’è la questione di stabilire se la persona che “prompta” (scrive la stringa di testo) possa essere considerata un’artista. Una regolamentazione europea vincolante è in fase di creazione per le aziende che producono software per la creazione di immagini.

Ad esempio, il critico d’arte Demetrio Paparoni non vede alcun rischio concreto nell’uso di questi strumenti perché ritiene che l’artista resti sempre e solo colui che fornisce i comandi alla macchina. Tuttavia, l’illustratore e fumettista LRNZ, aka Lorenzo Ceccotti, vede nell’avvento di questi generatori di immagini un grave pericolo per tutte le professioni grafiche. In un articolo più volte aggiornato, Ceccotti ha espresso i suoi dubbi sulle nuove tecnologie, non solo in termini artistici o tecnici, ma anche etici.

Una delle principali preoccupazioni di Ceccotti riguarda la questione dei diritti d’autore. Ogni volta che Midjourney genera un’immagine, lo fa solo perché ha potuto usare un dataset di miliardi di immagini, che spesso sono state raccolte senza il permesso dei relativi autori. Pertanto, ogni immagine generata da Midjourney appartiene, per una parte infinitesimale, a ogni artista presente nel dataset, che dovrebbe ricevere un riconoscimento, anche minimo, dei diritti d’autore. Inoltre, al momento non esistono soluzioni per la richiesta di esclusione dal dataset, avanzata da molti autori.

Inoltre, è difficile stabilire con precisione quanto un’opera generata da un’intelligenza artificiale sia merito del suo “committente”, il prompter, cioè chi digita il testo di partenza e preme il tasto invio. Questa persona è un’artista? Di certo non disegna né dipinge: scrive una stringa di testo. Cosa sia esattamente, però, non è ancora chiaro. Potrebbe essere considerato qualcosa a metà tra un dj, che mixa brani o basi altrui, e un curatore (o un arredatore), che allestisce una mostra (o arreda una stanza) scegliendo via via tra quello che ha a disposizione; di certo “promptare” è un’arte molto facile: basta una buona infarinatura di cultura artistica e sufficiente buon gusto per generare rapidamente migliaia di immagini esteticamente soddisfacenti.

Nonostante tutto, alcune persone si spingono oltre nell’automatizzazione. Ad esempio, il programmatore e scrittore Massimiliano Geraci ha ideato un prompt per istruire ChatGPT – il chatbot lanciato dalla OpenAi, casa produttrice di Dall-E – a produrre a sua volta prompt testuali ideali per Midjourney a partire da un’idea grezza.

Indipendentemente dal fatto che si tratti di una rivoluzione paragonabile all’avvento della fotografia o della grafica digitale, è indubbio che Midjourney, Dall-E, Stable Diffusion e le altre intelligenze artificiali text to image stanno aprendo nuovi scenari tecnologici e artistici nel nostro mondo. Tuttavia, il fatto che si stiano arricchendo grazie a enormi dataset composti da immagini prese senza chiedere il permesso a nessuno è diventato intollerabile per un numero sempre maggiore di artisti, che stanno cercando di difendere i propri diritti d’autore e di imporre limiti sull’utilizzo delle loro opere da parte delle grandi aziende tecnologiche. Ad esempio, alcuni artisti stanno adottando tecniche come l’aggiunta di watermark o la riduzione della risoluzione delle loro immagini per impedirne l’utilizzo non autorizzato. Altri artisti stanno cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica e di chiedere una maggiore regolamentazione dell’utilizzo dei loro lavori da parte delle aziende tecnologiche. In ogni caso, sembra che ci sia una crescente consapevolezza tra gli artisti del valore dei propri diritti d’autore e della necessità di proteggerli.

Al di là delle controversie e dei dibattiti, è indubbio che l’intelligenza artificiale abbia il potenziale per rivoluzionare il mondo dell’arte e della creazione artistica. Alcuni artisti vedono nei software text-to-image come Midjourney, Dall-E e Stable Diffusion strumenti utili per esplorare nuovi territori creativi e per sperimentare con idee e tecniche che altrimenti sarebbero difficili da realizzare.

Tuttavia, l’uso di queste tecnologie solleva molte domande etiche e legali. Il fatto che le intelligenze artificiali si basino su dataset di miliardi di immagini raccolte senza il permesso degli autori è considerato un furto da alcuni artisti, che chiedono una regolamentazione europea vincolante per le aziende che producono software per la creazione di immagini. Inoltre, c’è il problema di determinare chi sia l’artista vero e proprio di un’opera generata da un’intelligenza artificiale: il prompter, che fornisce i comandi, o l’algoritmo stesso?

Nonostante questi dubbi e problemi, l’intelligenza artificiale continua a suscitare grande interesse nel mondo dell’arte e della cultura. Con il continuo sviluppo delle tecnologie, è possibile che queste preoccupazioni vengano affrontate e risolte, aprendo la strada a nuove forme di espressione artistica che combinano la creatività umana con la potenza dell’intelligenza artificiale.

Di Fantasy