In un annuncio recente che già fa rumore nel mondo della tecnologia avanzata, Google Quantum AI ha comunicato che il team di Atlantic Quantum, una startup nata al MIT, si unirà alle sue fila per spingere più rapidamente lo sviluppo dei suoi sistemi quantistici.
In pratica, non è solo un’acquisizione qualunque, ma una mossa strategica per integrare tecnologie hardware modulari nell’ecosistema quantistico di Google — con l’obiettivo di rendere più concrete le promesse del calcolo quantico.
Atlantic Quantum ha sviluppato un approccio che fonde qubit e componenti di controllo superconduttivi all’interno dello stesso “stadio freddo” dell’apparato quantico.
Ciò significa che, dentro l’ambiente criogenico, i circuiti di controllo (che gestiscono i qubit) e i qubit stessi sono più strettamente integrati: un passo che potrebbe ridurre il rumore, migliorare la coerenza quantistica e potenzialmente accelerare la scalabilità dell’architettura quantistica.
Nel blog ufficiale di Google si legge come questa integrazione servirà a “scalare più efficacemente l’hardware a qubit superconduttivi” e a far avanzare la roadmap verso un computer quantico con correzione d’errore e applicazioni reali. Atlantic Quantum, infatti, non è una realtà marginale: ha già collaborato con enti come DARPA, il Dipartimento dell’Energia statunitense e agenzie di difesa, e ha manifestato in passato risultati interessanti su qubit superconduttivi modulari.
Un dettaglio tecnico intrigante è che Atlantic Quantum avrebbe sperimentato anche versioni di qubit basati su fluxonium, che prometterebbero alti livelli di fedeltà nei gate — un aspetto cruciale per rendere affidabili le operazioni quantistiche nel tempo.
Mentre Google vanta competenze quantistiche già consolidate da anni — il progetto Quantum AI è attivo dal 2012 e ha già presentato chip come “Willow” che puntano a ridurre gli errori — l’ingresso del team Atlantic fornisce un ulteriore spinta: capitalizzare su hardware più denso, modulare e integrato.
L’idea è che le innovazioni hardware possano fare da moltiplicatore: migliorare coerenza, densità e controllo significa che le future generazioni di sistemi quantici avranno un terreno meno ostico su cui camminare.
C’è un punto delicato: quando si parla di “scalare” in tecnologia quantistica, non si intende solo aumentare il numero di qubit. È essenziale che questi qubit siano più “buoni” — cioè più stabili, meno soggetti a errori, con controlli integrati e latenza ridotta. In questo contesto, l’approccio modulare di Atlantic Quantum si pone proprio come tentativo di mitigare alcuni limiti dell’architettura tradizionale, dove i circuiti di controllo esterni possono introdurre rumore, ritardi e complessità nei collegamenti.
L’annuncio non indica (o almeno non rende pubblici) i termini finanziari dell’operazione, né quanto Google abbia pagato per inglobare il team e le tecnologie. Ma il fatto stesso che questa unione venga presentata come elemento chiave per “scalare più velocemente” il calcolo quantico suggerisce come Google consideri l’hardware quantistico il nodo fondamentale da risolvere oggi.