Nel bel mezzo di una causa antitrust relativa al suo dominio nella ricerca online, Google ha espresso una posizione fermamente contraria alla possibile vendita del suo popolare browser Chrome. La società sostiene che il browser, frutto di ben 17 anni di sviluppo e collaborazione tra i vari dipartimenti di Google, non potrebbe continuare a funzionare correttamente se acquisito da un’altra azienda.

Parisa Tabris, direttore generale di Chrome, ha dichiarato in tribunale, durante un processo antitrust tenutosi a Washington D.C. il 26 aprile, che Google è l’unica azienda in grado di garantire l’assistenza necessaria per mantenere Chrome al suo livello attuale. Ha sottolineato che il browser è il risultato di un’integrazione unica tra le risorse di Google, e ha spiegato che funzionalità come la navigazione sicura e i sistemi di protezione delle password non sono esclusivi di Chrome, ma sono profondamente legati all’infrastruttura di Google. Tabris ha affermato: “Non so se sarebbe possibile replicare questa cosa (altrove)”.

Queste dichiarazioni giungono in un momento in cui il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti sta cercando di forzare la vendita del browser Chrome per risolvere le preoccupazioni riguardo al monopolio di Google nel campo della ricerca. Il Dipartimento di Giustizia ha suggerito che altre aziende, come OpenAI e Perplexity, potrebbero essere in grado di gestire Chrome se venisse venduto. Tuttavia, Google ha sostenuto che la vendita di Chrome potrebbe rendere difficile il suo funzionamento, con il rischio di danneggiare i consumatori. Al momento, Chrome è il browser più utilizzato al mondo, con il 66% degli utenti che lo adottano.

Nel corso del processo, James Mickens, professore di informatica all’Università di Harvard e testimone per il Dipartimento di Giustizia, ha spiegato che Chrome si basa su Chromium, un sistema open source supportato non solo da Google, ma anche da altre grandi aziende come Meta, Microsoft e Linux. Secondo Mickens, la tecnologia potrebbe essere facilmente trasferita e continuare a funzionare senza problemi.

Tuttavia, Tabris ha replicato sottolineando che, sebbene Chromium sia open source, Google ha contribuito con oltre il 90% del codice dal 2015, investendo centinaia di milioni di dollari e mettendo a disposizione più di 1.000 sviluppatori. Ha insistito che i contributi delle altre aziende sono minimi rispetto all’investimento di Google.

Nel frattempo, Google ha annunciato che sta lavorando per integrare tecnologie di intelligenza artificiale di terze parti nel suo browser Chrome, come le estensioni di OpenAI e Perplexity. Nonostante ciò, è stato segnalato che la tecnologia “Gemini” di Google sarà probabilmente configurata come assistente IA predefinito nel browser, in modo simile a come Microsoft ha installato Bing e Copilot nel suo browser Edge.

Google ha anche dichiarato che, se continuerà a gestire Chrome, integrerà ulteriori funzionalità di IA per migliorare l’esperienza degli utenti. Ad esempio, nel dicembre dell’anno scorso, ha introdotto “Project Mariner”, un esclusivo agente GUI per il browser. In questo modo, Google mira a consolidare la propria posizione dominante nel mercato dei browser e ad offrire esperienze sempre più avanzate grazie all’intelligenza artificiale.

Di Fantasy