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Due colossi tecnologici si contendono la leadership AU: Google e OpenAI. Mentre OpenAI ha guadagnato terreno con modelli come ChatGPT, Google sta emergendo come un concorrente formidabile grazie a strategie innovative e vantaggi economici.​

Vantaggio economico: Google supera OpenAI grazie ai chip personalizzati

  • Uno degli aspetti più significativi che distingue Google da OpenAI è l’approccio ai costi di calcolo.
    OpenAI, attraverso Microsoft Azure, dipende dai costosi chip GPU di Nvidia, come gli H100 e A100, che rappresentano una parte significativa delle sue spese operative. Si stima che i costi di calcolo costituiscano circa il 55-60% delle spese operative di OpenAI nel 2024, con proiezioni che indicano un aumento oltre l’80% nel 2025. ​
  • Al contrario, Google ha investito per oltre un decennio nello sviluppo di unità di elaborazione personalizzate, i Tensor Processing Units (TPU). Questi chip, come la generazione Ironwood, sono progettati specificamente per carichi di lavoro di intelligenza artificiale, consentendo a Google di ridurre significativamente i costi di calcolo. Si stima che Google possa ottenere potenza di calcolo a una frazione del costo sostenuto da OpenAI per le GPU Nvidia, offrendo un vantaggio competitivo notevole. ​

Ecosistemi contrastanti: Google punta sull’integrazione, OpenAI sull’ecosistema chiuso

    • Oltre ai vantaggi economici, le due aziende adottano approcci diversi nello sviluppo e nell’implementazione dei loro agenti di intelligenza artificiale. Google promuove un ecosistema aperto, come evidenziato dal protocollo Agent-to-Agent (A2A) e dall’Agent Development Kit (ADK), che favorisce l’interoperabilità tra agenti di diverse piattaforme. Questo approccio mira a creare un mercato di agenti multi-vendor, potenzialmente ospitato in un “Agent App Store”. ​
    • D’altro canto, OpenAI adotta una strategia più integrata, sviluppando agenti potenti all’interno del proprio stack tecnologico. Modelli come o3 sono progettati per eseguire ragionamenti complessi utilizzando numerosi strumenti, ma all’interno dell’ecosistema controllato di OpenAI e Microsoft Azure. Questo approccio offre alta performance ma con minore flessibilità rispetto a quello di Google. ​

    Prestazioni e affidabilità: differenze nei modelli di ragionamento

      • Le differenze tra i due approcci si riflettono anche nelle prestazioni dei modelli. Google ha sviluppato il modello Gemini 2.5 Pro, che offre una finestra di contesto di 1 milione di token, ideale per l’elaborazione di grandi quantità di dati. Inoltre, la progettata versione da 2 milioni di token promette ulteriori miglioramenti.
      • OpenAI, con il suo modello o3, offre una finestra di contesto di 200.000 token, enfatizzando la profondità del ragionamento all’interno di un singolo turno, abbinata all’uso di tecniche di apprendimento rinforzato. ​

      Strategia di distribuzione: Google sfrutta la sua vasta rete, OpenAI punta sull’adozione diretta

        • La strategia di distribuzione di Google si basa sulla sua vasta rete di servizi, tra cui Google Search, Android e Chrome. Gemini, il chatbot di Google, è integrato in questi servizi, raggiungendo oltre 2 miliardi di utenti mensili attivi. Questo approccio consente a Google di raggiungere un pubblico ampio e diversificato in modo efficace. ​
        • OpenAI, invece, ha concentrato i suoi sforzi sull’adozione diretta dei suoi modelli, come ChatGPT, che ha attratto circa 160 milioni di utenti attivi giornalieri. Tuttavia, questa strategia comporta sfide legate alla crescita organica e alla necessità di un marketing efficace per attrarre nuovi utenti. ​

        La competizione tra Google e OpenAI nell’ambito dell’intelligenza artificiale si gioca su due fronti principali: l’efficienza dei costi e la forza degli ecosistemi. Google, con il suo vantaggio economico derivante dall’uso di TPUs personalizzati e dalla vasta rete di distribuzione, offre soluzioni scalabili e integrate. OpenAI, d’altro canto, punta su modelli avanzati e un ecosistema chiuso, focalizzandosi sull’innovazione e sull’adozione diretta. La scelta tra i due dipende dalle esigenze specifiche degli utenti e dalle priorità strategiche delle aziende.

        Di Fantasy