Imax, leader nelle proiezioni cinematografiche immersive, sta sperimentando una tecnologia innovativa che automatizza la traduzione e il doppiaggio dei film con l’AI ed il cui obiettivo è accelerare la distribuzione internazionale.
La tecnologia in questione è gestita da DubStudio, una piattaforma sviluppata dalla startup Camb.ai, fondata da un ex ingegnere Apple coinvolto nello sviluppo di Siri. Il processo si articola in due fasi: inizialmente, i dialoghi originali vengono convertiti in testo e tradotti nella lingua desiderata; successivamente, viene generata una nuova traccia audio che conserva le intonazioni e i suoni ambientali del film. Le prime applicazioni, come quelle durante l’Australian Open e l’Eurovision Sport, hanno mostrato risultati promettenti. La tecnologia è in grado di gestire oltre 140 lingue, comprese quelle meno diffuse, e può produrre fino a dieci traduzioni simultanee in appena 20-30 secondi.
Questo sviluppo riflette un cambiamento profondo nel consumo di contenuti audiovisivi. Nel 2023, l’industria dei media ha raggiunto un valore di 2,8 trilioni di dollari, con previsioni di crescita fino a 3,4 trilioni nei prossimi cinque anni, spinte anche dalla crescente domanda di contenuti in lingue diverse dall’inglese. Nel Regno Unito, ad esempio, la visione di film e serie in altre lingue su piattaforme come Netflix è aumentata del 90% negli ultimi tre anni. Tradizionalmente, il doppiaggio di un film per diversi mercati richiede mesi di lavoro sequenziale; l’IA offre la possibilità di lavorare su più lingue contemporaneamente, accelerando l’accesso ai contenuti per il pubblico internazionale.
Tuttavia, gli esperti invitano alla cautela. L’intelligenza artificiale, al momento, fatica a gestire le sfumature culturali, l’umorismo e le espressioni idiomatiche, elementi essenziali per connettersi efficacemente con pubblici diversi. Mentre i documentari, con dialoghi più diretti, possono beneficiare di questa tecnologia, i film presentano sfide più complesse. Riferimenti culturali e giochi linguistici possono mettere in difficoltà i sistemi automatici, rischiando di produrre versioni tecnicamente corrette ma prive di empatia con il pubblico locale.
Una soluzione potrebbe essere un approccio ibrido, in cui l’intelligenza artificiale collabora con i doppiatori professionisti. Gli algoritmi potrebbero gestire le fasi iniziali di traduzione e conversione audio, mentre gli attori affinerebbero il risultato finale, garantendo qualità e autenticità. Resta da vedere se questo modello sarà sufficiente a preservare l’arte del doppiaggio, una componente fondamentale dell’industria cinematografica che ha radici profonde in paesi come l’Italia.